Novità in vista per il contratto a tempo determinato. Sostanzialmente, per le aziende sarà più agevole assumere lavoratori con contratti fino a due anni, grazie alla revisione del “Decreto dignità” da parte del governo capitanato da Giorgia Meloni, che dovrebbe finalmente lasciarsi alle spalle i vincoli connessi a questa formula contrattuale, dando un ruolo centrale alla contrattazione collettiva. Stando a quanto anticipato da “Il Messaggero”, “la regola generale sarà che fino a 24 mesi i contratti a tempo potranno essere stipulati tra l’azienda e il lavoratore senza la necessità di introdurre una causale. Sarà poi possibile una ulteriore eventuale estensione di 12 mesi in base agli accordi che saranno inseriti nei contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali. Saranno, insomma, questi ultimi, a decidere le causali di una eventuale estensione dei contratti a termine”.



Inoltre, i contratti collettivi, secondo quanto riportato da fonti al lavoro sul provvedimento, potranno anche stabilire che le causali debbano applicarsi “prima dei 24 mesi, ma andrà chiaramente indicato perché la regola generale sarà l’assenza di vincoli per le assunzioni fino a 2 anni”. Con la revisione delle norme per il contratto a tempo determinato l’intenzione – ha spiegato il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon – è dare maggiore libertà e rimettere al centro la contrattazione collettiva”.



CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO, COSA CAMBIA? LE ALTRE NORME DEL PROVVEDIMENTO

Non solo il contratto a tempo determinato: il provvedimento prevede anche una serie di informazioni sui diritti e doveri che conseguono alla stipula del contratto di lavoro, quali “i congedi retribuiti, l’importo iniziale della retribuzione con l’indicazione del periodo e delle modalità di pagamento, la durata delle ferie, la programmazione dell’orario di lavoro, nonché la previsione di prescrizioni minime relative alle condizioni di lavoro come il periodo di prova, il cumulo di impieghi, la prevedibilità minima del lavoro, la possibilità per il lavoratore con un’anzianità di almeno sei mesi di richiedere il riconoscimento di una forma di lavoro con condizioni più stabili”.



“Il Messaggero” ha evidenziato che tutte queste informazioni dovranno essere fornite al lavoratore in forma scritta, altrimenti le aziende saranno passibili di sanzioni fino a 5mila euro al mese. Il decreto trasparenza ha anche introdotto obblighi non espressamente previsti dalla direttiva. Dunque, “soprattutto su pressione della Lega, l’intenzione sarebbe di ammorbidire i precetti del decreto trasparenza riducendo la mole di informazioni di fornire ai dipendenti”.