Se da una parte il governo sta fortemente limitando il reddito di cittadinanza, anche attraverso la Garanzia per l’inclusione (che eroga importi nettamente inferiori al RDC), dall’altra ha fortemente incentivato la natalità attraverso l’erogazione dell’assegno unico universale. Ma basta a risolvere il problema delle famiglie italiane?



Contributi alle famiglie: l’assegno unico basta?

L’Assegno unico universale è stato introdotto a marzo 2022, e il bilancio dell’Inps è positivo: con un budget annuo di 20 miliardi di euro la misura è servita per il sostegno familiare di oltre 9,6 milioni di giovani fino a 21 anni. La misura è sicuramente una delle più importanti come aiuto al reddito.



In buona sostanza l’assegno unico è costato oltre il doppio rispetto alle risorse destinate al reddito di cittadinanza che invece aiutava i meno abbienti a sostenersi e al contempo aveva l’obiettivo di creare lavoro.

Questa volontà di concentrare maggiormente le risorse nelle politiche sulla natalità è dovuto unicamente al fatto che lo Stato italiano ha bisogno di nuove nascite. Infatti nel 2035 il numero dei lavoratori sarà inferiore ai pensionati e nel 2050 il sistema previdenziale avrà un costo sempre maggiore se rapportato al PIL.

C’è dunque chi si domanda se le enormi energie spese per l’erogazione dell’assegno unico possa bastare a sostenere la natalità o se, a fronte della mancanza di ulteriori coperture, questo non debba essere detassato.



Contributi alle famiglie: la proposta di Giorgetti

L’altra proposta invece, quella di Giorgetti, guarda all’economia famigliare nella sua complessità e propone proprio di introdurre un’agevolazione fiscale per le famiglie che contino almeno due figli:

“È chiaro che dobbiamo in qualche modo immaginare di mettere in campo un’azione shock neanche il caso di parlare di incentivi alla natalità, ma di eliminare disincentivi alla natalità: non possiamo tassare allo stesso modo chi è single è chi ha una famiglia con figli perché evidentemente chi ha dei figli ha dei costi, e sopporta dei costi, che in qualche modo alterano il concetto, tanto caro a tanti qui presenti, della progressività del carico fiscale”.