Nessuno sa se e quando arriverà un rallentamento, in compenso per ora negli Stati Uniti sicuramente non c’è. Ieri i dati sul settore dei servizi e della manifattura hanno sorpreso al rialzo rispetto alle stime e hanno mostrato un miglioramento rispetto al mese precedente. I risultati del primo trimestre di American Express, comunicati giovedì, hanno confermato uno scenario ancora assolutamente positivo per i consumatori americani. Anche i dati europei usciti questa settimana non consegnano un quadro di crisi. Le considerazioni immediate sono che l’inflazione scenderà lentamente e che le banche centrali non vedono motivi né per invertire il ciclo di rialzo dei tassi, né probabilmente nemmeno per fermarlo. È una fase difficile da leggere sia economicamente che politicamente.



Ci sono settori che stanno vivendo una stagione positiva o molto positiva e altri, soprattutto quelli più esposti al rialzo dei tassi come l’immobiliare, che mostrano invece segnali di rallentamento in alcuni casi preoccupanti. Ci sono economie che sono riuscite a tenere bassi i costi energetici, che beneficiano della ristrutturazione delle catene di fornitura globale e che rimpatriano aziende e capacità produttiva che prima erano, per esempio, in Cina; altre economie invece stentano a difendere le quote di produzione a causa dei costi energetici. Dal punto di vista politico e sociale nel sistema coesistono settori che crescono e altri che soffrono già le conseguenze del rialzo dei tassi, figure professionali richieste e altre che invece che si trovano a competere con i migranti e quindi ci sono lavoratori che sono riusciti a ottenere salari più alti neutralizzando l’effetto dell’inflazione e altri, invece, che l’hanno subita completamente.



Le banche centrali sperano che l’inflazione rientri in modo da evitare i rischi che il rialzo dei tassi comportano soprattutto se l’economia dovesse incontrare qualche vuoto d’aria. Anche gli investitori hanno poca visibilità e questo significa che le probabilità di una sorpresa, negativa o positiva, aumentano e di conseguenza anche la volatilità.

In questo quadro calibrare le politiche economiche, monetarie e fiscali non è semplice. Invocare la moderazione negli incrementi salariali, per esempio, in presenza di un incremento dei prezzi degli alimentari ampiamente in doppia cifra significa infliggere a una parte della popolazione una riduzione del potere d’acquisto insostenibile in caso di rallentamento. Ignorare le conseguenze del rialzo dei tassi sul mercato immobiliare e sulle imprese che hanno minore accesso al credito, in presenza di uno scenario che rimane positivo, vuol dire rischiare di perdere interi settori in caso di crisi.



Senza scomodare gli Stati Uniti, in Europa i sistemi che hanno retto meglio sono quelli spagnolo e portoghese. La Spagna ha la metà dell’inflazione italiana e una delle più basse in Europa; escludendo gli Stati più piccoli, sarà il Paese con la crescita del Pil più alta d’Europa nel 2023. Il rincaro dei prezzi energetici è stato uno dei più contenuti del continente europeo e questa è la chiave del successo nello scenario attuale. A novembre il Governo iberico ha approvato un piano di aiuti per i mutui di più di un milione di persone. Non manca quindi nemmeno la consapevolezza di dove siano i rischi economici e sociali.

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