Nelle recenti audizioni presso la Commissione 9 del Senato, Banco Alimentare è stato invitato a discutere di tre nuovi disegni di legge che propongono modifiche alla Legge 166/2016, meglio conosciuta come “Legge Gadda“. Questa normativa, promulgata nel 2016, ha rappresentato un passo avanti significativo nella riduzione degli sprechi e nella promozione della donazione di beni a fini caritativi, permettendo a migliaia di realtà sociali di recuperare prodotti altrimenti destinati allo smaltimento.



Le proposte in discussione mirano a introdurre nuovi strumenti per incrementare le donazioni, tra cui un possibile “obbligo a donare” per le attività commerciali con superfici superiori ai 400 metri quadrati. Tuttavia, questa idea, spesso presentata come vera modalità di incrementare le donazioni, ha sollevato perplessità, poiché gestire le donazioni, soprattutto di beni alimentari, comporta sfide logistiche e operative che non possono essere sottovalutate. Il recupero di prodotti, infatti, richiede dotazioni specifiche, come la refrigerazione per gli alimenti freschi, e il rispetto di rigorose norme sanitarie.



La Legge Gadda, nella sua formulazione originaria, si fonda su una logica di facilitazione, con l’obiettivo di incoraggiare le donazioni attraverso incentivi piuttosto che imposizioni. Questa normativa ha semplificato notevolmente i processi burocratici, consentendo a una vasta rete di organizzazioni non profit di beneficiare delle eccedenze alimentari e di altri beni. L’introduzione di un obbligo, come proposto da alcuni, rischierebbe di spostare le responsabilità logistiche ed economiche sui destinatari finali, ossia le associazioni caritative, senza che siano previste le risorse adeguate a gestire tali attività.



Un esempio concreto di come la Legge Gadda abbia favorito il recupero e la redistribuzione dei beni in Italia è rappresentato dal lavoro svolto dai “Banchi” italiani: Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Banco Informatico e Banco delle Cose, incentivando il recupero non solo di alimenti, ma anche di farmaci, beni strumentali, libri e dispositivi elettronici, dimostrando che un approccio multisettoriale può produrre un impatto positivo su larga scala. Questo modello italiano è unico nel suo genere e si distingue per la sua capacità di coniugare solidarietà e sostenibilità, lotta contro lo spreco e sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Grazie al supporto della Legge Gadda, i Banchi sono riusciti a migliorare le loro capacità operative, raggiungendo ogni giorno migliaia di organizzazioni caritative che, a loro volta, forniscono assistenza a milioni di persone in Italia.

L’Italia è l’unico Paese al mondo dove un sistema coordinato di recupero di beni di diverse tipologie riesce a dare una seconda vita a risorse preziose, grazie a un quadro normativo favorevole e a una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato. I Banchi, infatti, operano secondo il principio della sussidiarietà, sostenendo associazioni locali che, essendo più vicine alle persone, riescono a rispondere meglio ai bisogni reali delle comunità. Ed è questa formula che è efficace perché valorizza le realtà locali, meglio equipaggiate per gestire le donazioni e redistribuirle in modo efficace. Per continuare a far sì che la legge generi effetti positivi, è importante che le organizzazioni siano sostenute con risorse adeguate e che si creino ulteriori incentivi per le aziende donatrici, anziché introdurre obblighi che rischiano di appesantire l’intero sistema.

Dal punto di vista legislativo servirebbe forse concentrarsi su un potenziamento degli incentivi, assicurando che le organizzazioni caritative abbiano risorse adeguate al gestire donazioni in modo sicuro ed efficiente per fare in modo che l’Italia continui a essere un modello di eccellenza nella lotta agli sprechi e nel sostegno alle persone più vulnerabili.

 

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