Yossi Beilin, il ministro degli Esteri di Israele riconosciuto come colui che scrisse gli accordi di Oslo, ha parlato della guerra contro Hamas sulle pagine del Fatto Quotidiano, lanciando l’invito alla creazione di un vero e proprio stato di Palestina, ostacolata a suo dire da Bibi Netanyahu. L’origine della violenza del 7 ottobre, spiega, è da ricercare nel “nostro ritiro unilaterale da Gaza senza nulla in cambio”, che ha permesso ai terroristi di prenderne il controllo.
Un errore in cui concorse, secondo Beilin, anche lo stesso leader di Israele, Netanyahu, che credeva, sbagliando, “di ripagare il silenzio di Hamas con le valigie di dollari del Qatar, che invece finivano nella costruzione di tunnel e di armi di distruzione”. Allo stato attuale, come buona parte dei suoi connazionali, specialmente se impegnati in politica, è fermamente convinto che la guerra possa vincersi solamente “con la totale sconfitta di Hamas“, che secondo Beilin “non vuole dialogare con Israele, ma la sua totale distruzione”. D’altronde, “innumerevoli volte ho provato a dialogare con Hamas, ma né io né altri ci siamo mai riusciti”, e quindi “che senso ha parlare con chi mi vuole annientare”, si chiede.
Beilin: “Dopo Hamas lavoriamo per uno Stato palestinese”
Un’altra ragione dietro alla guerra tra Israele e Hamas, spiega ancora Beilin, è da ricercarsi nel modo in cui Netanyahu si è atteggiato nei confronti degli accordi di Oslo che dalla morte di Rabin nel 1995 si sono arenati completamente. “Bibi”, spiega, “non aveva alcuna intenzione di arrivare a un accordo permanente”, ma di contro “se ci fossimo arrivati forse non saremmo nella situazione in cui siamo oggi e non avremmo vissuto intifade e terrorismo”.
La soluzione a lungo termine per Gaza, dopo la guerra tra Israele e Hamas, secondo Beilin, non può essere altra che “una coalizione internazionale di forze di transizione e di osservatori multinazionali”, mentre in Cisgiordania si dovrebbe instaurare una “Confederazione della Terra Santa” che avrebbe il compito di negoziare tra gli attori regionali “definendo i parametri di uno Stato palestinese sovrano accanto a quello di Israele”. Poi, secondo Beilin, si dovrebbe instaurare tra Palesina e Israele “una confederazione cooperativa come la Comunità europea ai suoi inizi: Gerusalemme diventerebbe la Capitale di entrambi gli Stati, una città parzialmente aperta”.