La Legge di bilancio, con qualche ostacolo “evitabile di troppo”, sembra essere, finalmente, in dirittura d’arrivo. Allo stesso tempo va avanti l’implementazione del Pnrr. In questo quadro, ad esempio, dopo un’opportuna, e necessaria, informativa alle parti sociali, il 19 dicembre il ministero del Lavoro, ed è bene ricordare in questo caso anche delle Politiche sociali, ha adottato il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso. Il Piano è, quindi, entrato in vigore il 21 dicembre 2022 con la pubblicazione sul sito del Ministero.



Il Piano, certamente ambizioso visto il tragico punto di partenza nel nostro Paese, si propone di contrastare trasversalmente il fenomeno del lavoro sommerso in tutti i settori economici storicamente, e maggiormente, interessati, attraverso un cronoprogramma di attuazione come richiestoci, nella logica Pnrr, dall’Europa.



In particolare uno studio, e un’analisi, approfondita del fenomeno ha, infatti, suggerito all’esecutivo di attenzionare maggiormente alcuni determinati settori particolarmente esposti, come, ad esempio, il lavoro domestico e l’agricoltura. Sarà da capire, nello specifico, già nei prossimi mesi, se il rilancio dello strumento dei voucher in questi settori, voluto dalla Legge  di bilancio, possa essere un utile strumento di regolarizzazione ed emersione di rapporti di lavoro attualmente irregolari. Si vuole, inoltre, operare per razionalizzare l’impianto sanzionatorio assicurando un nuovo, e secondo l’esecutivo migliore, equilibrio tra le situazioni di irregolarità e le sanzioni  al fine di evitare che il ricorso al lavoro sommerso risulti, in ogni caso, conveniente per i datori di lavoro specialmente i più piccoli e meno strutturati come, a titolo esemplificativo, le famiglie o le piccole imprese edili.



Il Piano dell’esecutivo si raccorda, in questo quadro, con il processo di riforma del sistema delle politiche attive del lavoro, che mira a rafforzare i Centri per l’impiego e, più in generale, i servizi di intermediazione domanda/offerta strutturati e “ufficiali”.

Allo stesso tempo, infine, si tiene, logicamente e ovviamente, conto delle sinergie con il Tavolo contro il Caporalato già operativo. Tale approccio necessariamente sinergico si impone al fine di contrastare efficacemente tutte quelle manifestazioni di lavoro irregolare che risultano alimentate anche dalla proliferazione di insediamenti abusivi nel nostro Mezzogiorno ma non solo.

Come ci ricordano anche le recenti esperienze, tuttavia, per estirpare il male del lavoro nero non bastano le leggi e le sanzioni. Serve, infatti, una “rivoluzione” culturale profonda nel nostro Paese. Questa, però, non può essere semplicemente approvata, dall’alto, da un Governo quale esso sia. Serve, infatti, il contributo di tutti a partire dalla quotidianità e dalle scelte che siamo chiamati a compiere ogni giorno quando, ad esempio, scegliamo di assumere, più o meno regolarmente, la badante per un nostro anziano parente o la collaboratrice dell’associazione sportiva dove giocano i nostri figli.

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