Lo scrittore inglese Sir Michael Morpurgo, autore di numerosi libri e novelle per bambini e vincitore di molti premi, ha espresso pubblicamente il suo disappunto per la nuova ondata di “rivisitazioni” dei grandi classici letterari, che vengono ritoccati, tagliati e riadattati cancellando e cambiando molte parole per “non urtare la sensibilità dei lettori” soprattutto di quelli più attenti alla cultura woke. Come accaduto con le opere di Roald Dahl, alle quali sono state censurate intere frasi e parole considerate “offensive“.
L’autore in un’intervista all’emittente Times Radio today, ha messo in guardia gli editori dal fatto che “essere troppo pignoli” potrebbe risultare a lungo termine controproducente e soprattutto provocare nei lettori, specialmente quelli più giovani un’alterazione della realtà. Questo perchè cambiando i testi spesso non ci si riesce più a rendere conto della contestualizzazione storica e ambientale di cui alcune opere letterarie, soprattutto quelle classiche, hanno bisogno. Secondo Morpurgo, occorrerebbe piuttosto “riscrivere la stessa storia ma in chiave moderna” in modo che i bambini possano comprendere al meglio ciò che stanno leggendo.
Sir Michael Morpurgo “Censurando i classici letterari, si perde il contesto storico”
Sir Michael Morpurgo, in merito alla “rivisitazione in chiave woke” dei libri classici, ha affermato che “La censura potrebbe portare ad un punto di non ritorno“, la troppa pignoleria degli editori, per non scontentare nessuno, porterà ad un problema di comprensione, perchè “È impossibile pensare di riadattare Dickens o Shakespeare, senza perdere il valore delle opere“. I bambini che leggono certi classici letterari devono infatti saper comprendere anche che il linguaggio e la situazione raccontata appartengono ad un’altra epoca.
All’appello di Morpurgo si sono aggiunti altri autori come Sir Philip Pullman, che ha chiesto ai suoi editori di mandare fuori stampa le opere piuttosto che subire la censura. Ma anche lo scrittore per ragazzi Anthony Horowitz, costretto a cancellare interi capitoli dei suoi racconti, ha detto “Sono molto spaventato dalla cancel culture” e ha aggiunto “Credo che per i bambini sia meglio leggere un libro offensivo piuttosto che non leggerne nessuno“.