È il 2 marzo quando, dopo pochi giorni dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, le truppe russe pongono fine alla battaglia di Kherson occupandone la città. È fino a oggi, sei mesi dopo, la più importante vittoria militare russa in questo conflitto, perché si tratta di uno dei 24 capoluoghi dei cosiddetti “oblast” ucraini, le regioni che formano il Paese. Si trova sulla sponda occidentale del fiume Dniepr che in un certo modo è una sorta di confine con l’Ucraina centrale e occidentale ed è molto vicina alla penisola di Crimea. Il valore simbolico è grande ed è per questo che Zelensky ha ordinato di riconquistarla: una vittoria avrebbe un impatto importantissimo per Kiev e allo stesso tempo perdere Kherson per Mosca sarebbe una sconfitta altamente simbolica. Si tratta della città più grande e dell’unica capitale regionale che i russi sono riusciti ad occupare dall’inizio del conflitto.



“Al momento i combattimenti sembrano concentrati in un’area lunga meno di un centinaio di chilometri, sulla linea del fronte che separa la città di Mykolaiv, controllata dagli ucraini, e Kherson, occupata dai russi” ci ha detto il generale Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan. “Si tratta però di una offensiva annunciata sin dallo scorso maggio e sicuramente i russi in questi mesi si sono attrezzati in modo sufficiente per difendere la città”.



Fino a oggi l’esercito ucraino si è dimostrato molto abile nel difendere il proprio Paese, ma contrattaccare è una cosa ben diversa. La domanda è se questa offensiva sia stata preparata sufficienza. Lei che idea si è fatto?

Di questa offensiva si parla dallo scorso maggio, i russi ne erano ben al corrente. Da quanto viene annunciato da parte di Kiev, l’esercito ucraino avrebbe sfondato le linee russe, ma in realtà bisognerebbe sapere il livello di coordinamento delle forze ucraine: quelle di terra, quelle aeree e il comando che deve gestire l’operazione. Da quello che viene riportato da diversi analisti, i russi, sapendo che questa offensiva era annunciata, si sono preparati e si sono sicuramente rinforzati. Si dice anche che abbiano fatto affluire forze dal fronte est, dal Donbass, dove stanno ancora combattendo.



In che modo si svolgerebbe questo offensiva?

Una operazione come questa si basta sull’intelligence e sul terreno. La testa di ponte russa è sulla sponda occidentale del fiume Dniepr, è certo che questa area è stata fortificata a dovere. Più che di sfondamento, sarebbe corretto dire che le truppe russe potrebbero avere qualche cedimento parziale. Importanti sono i tempi, cioè se gli ucraini riescono a sincronizzare uno sfondamento locale con la penetrazione in profondità. Qui diventa fondamentale il coordinamento tra truppe di fanteria, artiglieria e il reparto missilistico.

Sempre da quanto viene detto, le forze ucraine sarebbero superiori come numero mentre quelle russe sarebbero demoralizzate ma superiori come artiglieria e missili. Kherson inoltre ha alle spalle il fiume ed è facilmente circondabile, tenendo conto che le vie di comunicazione, i ponti, sono oggetto di bombardamento da lungo tempo.

I quattro pronti che la collegano sono stati colpiti più volte. Dire che le forze russe siano scarsamente motivate può essere vero, bisogna vedere se è solo una sovra-valutazione occidentale che serve per dar più coraggio agli ucraini. Potrebbero esserci reparti di Mosca che hanno manifestato la loro non volontà di combattere, ma in generale i russi si sono sicuramente rinforzati. Certamente Kiev ha a disposizione i nuovi lanciarazzi americani Himars, che riescono a colpire le retrovie e le truppe in arrivo nei luoghi dove si starebbero verificando degli sfondamenti.

Potrebbe essere una lunga e sanguinosa battaglia?

Senz’altro. Bisogna anche tener conto dell’azione dietro le linee russe svolta dai partigiani, aiutati da forze speciali, che continuano a disturbare togliendo sicurezza ai russi. La perdita della testa di ponte sulla sponda del Dniepr potrebbe avrebbe un duplice significato. Il primo di carattere morale, visto che è l’unica operazione russa riuscita fino a oggi. Il secondo di tipo strategico: se Kherson venisse persa, i russi non avrebbero più quella testa di ponte che potrebbe permettere in futuro l’offensiva verso Odessa.

Una notizia non poco preoccupante arriva invece dal vertice della difesa europea di Praga, in cui si sarebbe concordato l’addestramento di uomini ucraini nei Paesi europei. Questo è un coinvolgimento anche superiore all’invio di armi, no?

Certo, significa essere maggiormente coinvolti. Il Regno Unito e gli Stati Uniti esercitano già uomini ucraini, che poi l’Europa prenda questa decisione è un maggior coinvolgimento sebbene ancora indiretto.

Non è un rischio tropo grande?

Bisogna vedere quali Paesi si offriranno e che tipologia di addestramento verrà effettuato. Alcuni media stranieri hanno detto che i russi tramite forze speciali avrebbero fatto saltare depositi di equipaggiamento in Repubblica Ceca e Slovacca. I giornali italiani non ne hanno parlato, quindi è da verificare, ma non è un buon segno.

Siamo a rischio?

Prestiamo il fianco, perché più di una volta Putin ha ammonito l’Occidente per dissuaderlo da un sempre maggior coinvolgimento nel conflitto. Se noi europei e italiani in particolari decidiamo di impegnarci, in questo modo prenderemo tutte le contromisure idonee per evitare che si possa subire qualche attacco.

Non è una bella prospettiva.

Speriamo venga valutata bene.

(Paolo Vites)

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