I primi ad annunciarla sono stati i media americani, ma stavolta sono gli stessi ucraini a confermare che la controffensiva è veramente iniziata. Un attacco che nelle intenzioni del Governo di Kiev dovrebbe permettere di riconquistare i territori occupati dai russi. Che l’obiettivo possa essere raggiunto è tutto da dimostrare. Si punta principalmente a Donetsk e Lugansk, dice Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo, ma poi l’operazione potrebbe allargarsi anche ad altri territori. Proseguirà fino alle porte dell’inverno, dopo di che starà alle diplomazie entrare in gioco per risolvere la situazione.



Se la controffensiva dovesse fallire, tuttavia, lo scenario si complicherebbe e gli alleati si troverebbero di fronte a un bivio: abbandonare gli ucraini al loro destino oppure rilanciare rifornendoli di armi pesanti. Potrebbe essere l’inizio di un’escalation dai risvolti imprevedibili. Già ora, d’altra parte, ci sono nazioni Nato, come la Polonia e i Paesi baltici, che vorrebbero mandare le loro forze a combattere in Ucraina. Offerta respinta dal ministro degli Esteri ucraino Kuleba.



Colonnello, la controffensiva è finalmente partita?

Già da qualche giorno la stavano preparando. Certamente questa manovra della diga ha creato qualche problema agli ucraini: si ritrovano 16-17mila profughi che dovranno sistemare da qualche parte, tra estero e zone sicure del Paese. Però non potevano aspettare oltre, dovevano certamente iniziare l’attacco.

Che successo avrà?

Non lo so. I russi sono stati molto astuti e hanno creato una difficoltà in più danneggiando la diga.

Sono stati proprio i russi a rompere l’invaso?

Assolutamente sì. Per gli ucraini sarebbe come darsi una martellata sui piedi da soli. Ci sono troppi profughi da sistemare.



La controffensiva verrebbe condotta nella zona Sudest del Paese, in pratica l’area dove si è combattuto finora. Quali sono gli obiettivi principali?

Ho sempre detto che non l’avrebbero fatta a Sud per la Crimea, perché a Kiev interessano soprattutto le regioni a Est, Donetsk e Lugansk: sono ricche e in una posizione strategica per difendersi nei confronti della Russia.

Si tornerà a combattere anche a Bakhmut?

Credo di sì. Se la controffensiva dovesse avere successo, ed è troppo presto per poterlo dire, si irraggerà come quando da un pugno piano piano si aprono le dita di una mano.

Si parla, tuttavia, anche di attacchi nella zona di Zaporizhzhia. L’attacco riguarda anche quell’area?

Principalmente si punta su Donetsk e Lugansk, ma l’attacco riguarda tutti i territori occupati. Bisogna vedere che riuscita avrà.

Gli ucraini hanno le forze per condurre la controffensiva?

Credo non tanto le forze dal punto di vista numerico, quanto risorse specializzate: hanno addestrato piloti e carristi. E poi sono sempre stati osservatori Nato, hanno partecipato con le loro forze armate a nostre esercitazioni anche in passato.

Adesso hanno anche gli aerei a disposizione?

Sì, qualcosa gli inglesi hanno mandato: una quindicina li hanno, ma penso anche di più.

Riconquistare tutti i territori occupati dai russi sarà difficile: qual è l’obiettivo vero dell’attacco?

Continuo a pensare che l’obiettivo sia il Sudest dell’Ucraina con un occhio di riguardo anche al Nordest.

Con l’intenzione di riconquistare tutto?

L’obiettivo dichiarato dagli ucraini è quello. Anzi, quando si fa una controffensiva il bersaglio è sempre molto più avanti rispetto alle posizioni in cui ti fermerai e che saranno la base per contrattare. Hanno intenzione di arrivare al confine e se potessero andrebbero anche oltre. Poi bisognerà vedere cosa si riuscirà a fare, sedendosi infine a un tavolo di pace per cercare di risolvere definitivamente la situazione. Secondo me, comunque, gli americani non vogliono che la guerra termini, perlomeno non adesso.

Gli ucraini quali probabilità hanno di riuscire?

Guadagneranno sicuramente delle posizioni. Poi si attesteranno, realizzeranno delle fortificazioni, perché più sei lontano dai centri di rifornimento e più diventa difficile mantenere le posizioni. Quindi si tornerà a una guerra di stazionamento. Andremo avanti per tutta l’estate fino alle porte dell’inverno. Lì si apriranno altre prospettive.

Si andrà avanti fino a quando il terreno permetterà di combattere?

Certamente. Poi con l’inverno si manterranno le posizioni e in quel momento dovranno darsi da fare le diplomazie.

E se gli ucraini dovessero fallire?

A quel punto cambierebbe tutto. Ci sarebbe un ripensamento anche da parte degli americani e degli europei. Le opzioni sarebbero due: abbandonare l’Ucraina o fornire armamenti pesanti che colpiscano anche i primi territori russi. Ci sarebbe un’escalation molto pericolosa. Penso però che si andrà avanti con la controffensiva fino a settembre-ottobre.

Secondo l’ex segretario Nato Rasmussen dopo il vertice dell’Alleanza atlantica a Vilnius, Polonia e Paesi baltici potrebbero schierare le loro forze in Ucraina. Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, tuttavia, dice che nessuno Stato straniero porterà le sue truppe nel Paese. Cosa potrebbe succedere?

Una parte della Nato vorrebbe entrare: la Polonia, la Lituania, la Lettonia. Ma lì non si muove foglia che non vogliano gli americani. Se gli Usa dicono no è no. Non escludo che in Ucraina ci siano già dei contingenti stranieri, formati da volontari, che non battono la bandiera di un singolo Paese. Ci sono anche degli italiani.

Ci sono diversi modi di interpretare la guerra all’interno della Nato?

Non c’è una spaccatura. C’è questa offerta dei Paesi baltici perché si sentirebbero in pericolo se la Russia sfondasse.

Il pallino resta in mano agli americani?

Sì, vogliono indebolire più che possono i russi utilizzando il personale ucraino. Ma non possono mandare un contingente finlandese, piuttosto che lituano o lettone.

Gli ucraini allora continueranno da soli?

Combatteranno da soli. Per questo temo l’eventualità che a settembre-ottobre non si riesca a muovere con le diplomazie. Perché se mancano gli uomini per combattere poi si alza il livello di qualità degli armamenti.

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