I mezzi ci sono, gli uomini un po’ meno, ma questa carenza potrebbe essere sopperita dai carri armati. La controffensiva ucraina si farà, avrà come obiettivo Donetsk e Lugansk, le regioni più ricche di risorse e partirà prima di giugno. Lo scenario dell’attacco, annunciato da tempo da parte di Kiev, potrebbe essere questo.
Lo descrive Vincenzo Giallongo, colonnello dei carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere in Albania, Iraq, Kuwait e Kosovo. Una controffensiva che i russi temono: l’attacco missilistico di ieri, che ha ha colpito molte città ucraine causando 23 morti a Uman, va proprio visto come avvertimento, cioè all’azione prevista dagli ucraini potrebbe seguire una reazione e un allargamento dell’area dei combattimenti.
Colonnello, questa tanto annunciata controffensiva alla fine si farà? Ci sono le condizioni?
La stanno preparando, i tempi sono stati abbastanza lunghi perché non c’è stata velocità nella fornitura di armi. Il problema è l’incapacità del personale ucraino di utilizzare armamenti estremamente moderni. Vanno addestrati e per questo ci vuole tempo. Sono in Polonia e in altri Paesi e si stanno addestrando a utilizzare munizionamento e armamenti a loro sconosciuti: prima usavano armi di fabbricazione dei Paesi dell’Est. Ora hanno a che fare con qualcosa con impostazioni diverse.
Servono anche condizioni meteorologiche favorevoli. Ci sono?
Solo adesso il tempo sta cambiando, rendendo possibile, ad esempio, l’utilizzo dei carri, che hanno bisogno di terreno molto secco per non impantanarsi.
I russi come si stanno preparando? L’attacco missilistico delle ultime ore va letto anche nella prospettiva del possibile attacco ucraino?
Secondo me sì. Vogliono far capire che in caso di controffensiva non arretreranno e combatteranno anche fuori dai confini delle repubbliche russe auto-costituite. Il messaggio è: “Noi porteremo la guerra anche dove non volevamo farlo”. Un segnale che avevano mandato anche all’inizio, nella speranza che si arrivasse subito alla pace. L’Ucraina non lo ha fatto e allora i russi ripetono l’avvertimento.
Quale potrebbe essere l’obiettivo della controffensiva?
Più che alla Crimea puntano alle repubbliche russe auto-costituitesi, perché sono molto ricche dal punto di vista minerario e sono molto fertili.
Vogliono riprendersi Donetsk e Lugansk?
Esattamente. Vogliono riprendersi quelle fette di territorio perché ricche. La Crimea è una dolorosa perdita di cui ogni tanto Zelensky parla, ma non è un reale obiettivo di conquista. Non dimentichiamo che è passata di mano dal 2014.
Stoltenberg ha parlato di 1.550 veicoli corazzati, 230 carri armati, 9 brigate addestrate dagli occidentali: gli ucraini hanno uomini e mezzi per affrontare questa impresa?
Nove brigate sono circa 9mila uomini. Più o meno mille uomini a brigata, al massimo si può arrivare a 1.500 per ognuna. Poi dal punto di vista dei mezzi sono messi benissimo, perché stanno arrivando veramente mezzi di grande qualità, specialmente i carri pesanti. Nei carri armati non c’è una sola persona, quelli di fabbricazione americana hanno un cannone davanti, uno dietro, mitraglieri laterali, un mitragliere in torretta. Ogni arma ha un operatore, ci vogliono sei persone. Ognuno viene formato per un’arma. Poi se veramente stanno arrivando aerei di fabbricazione inglese, anche lì c’è da formare i piloti. Li stanno addestrando.
Perché è così fondamentale questa controffensiva?
Un segnale bisognava darlo. Alcuni Paesi europei erano stanchi di dover aiutare l’Ucraina: l’arrivo di Stoltenberg a Kiev è stato un segnale in questo senso.
Gli uomini per un attacco gli ucraini li hanno?
Avranno gli uomini preparati per utilizzare i mezzi, quello che potrebbe mancare sono gli uomini a massa, necessari per attaccare. Tecnicamente per ogni difensore ci devono essere tre attaccanti. Se non posso attaccare mi difendo, logoro l’attaccante e quando quest’ultimo si ritira avanzo. La controffensiva però è un’altra cosa.
Il tallone d’Achille di Kiev potrebbe essere la mancanza di soldati?
Sì, però potrebbe essere sopperita dai carri. Ecco perché sono tanti: un carro da sé fa come 50-60 uomini. E dovrebbero essere un migliaio di carri, almeno intorno agli 800 dovrebbero già esserci.
Quando faranno l’attacco?
Prima dell’inizio di giugno, se no rischia di diventare tardi. I russi stanno avanzando fortemente e stanno consolidando le posizioni.
I russi avrebbero un piano per richiamare altri uomini?
Ne hanno persi 200mila, qualcuno per rimpiazzare le perdite dovranno chiamarlo. Il problema sarà quando i contadini non vorranno più andare a combattere, scapperanno, ci saranno le terre da arare: se coltivano la terra e cresce il grano il popolo mangia, se li mandi in guerra nessuno coltiva più il grano. Bisogna fare questi conti. Saranno costretti a una coscrizione obbligatoria anche nelle città. E allora saranno problemi. Putin poi, in questo momento, è in difficoltà, ha molti avversari interni.
La controffensiva ucraina ha possibilità di riuscita?
Avverrà entro maggio, gli armamenti sono adeguati e superiori a quelli russi. I russi hanno paura dei carri. Vedere un carro che è una casa di un piano e mezzo, trovarselo di fronte, non è uno scherzo.
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