Prima di mettere al mondo un figlio, qualora la gravidanza sia cercata o programmata, sarebbe bene effettuare dei controlli di coppia per far sì che nasca un bambino sano, evitando problemi e complicazioni che possano intralciare la salute del piccolo o della stessa mamma. Ci sono vari esami che il Servizio Sanitario Nazionale rimborsa interamente, sia per l’uomo che per la donna. Queste prestazioni hanno sulla ricetta il codice M00. Si tratta di una serie di esami che vanno appunto ad escludere patologie ereditarie e non soltanto. Si parte ovviamente dall’emocromo, con l’esame per la ricerca delle emoglobine patologiche. Questo serve per escludere ad esempio l’anemia mediterranea.
Si prosegue poi con il test Hiv, per escludere il virus. Si passa poi agli esami per determinare il gruppo sanguigno e allo screening sierologico per la sifilide. La donna può poi eseguire un pap test, se non fatto nei tre anni precedenti, ma anche un test di Coombs indiretto per verificare la presenza di anticorpi anti-Rh che distruggono i globuli rossi del feto. Inoltre, si può effettuare un test per eventuali anticorpi da rosolia.
Controlli di coppia prima di gravidanza: gli esami in caso di malattie genetiche
Ci sono poi controlli per la coppia prima della gravidanza che è necessario fare in particolari situazioni, come ad esempio dopo due aborti consecutivi o pregresse malattie durante la gravidanza o ancora in presenza di malattie ereditarie in famiglia, come fibrosi cistica o microcitemia. In questo caso, alla coppia può essere prescritta dal ginecologo o genetista una visita medica specialistica in base alla malattia pregressa. Con la costruzione di un albero genealogico, si andrà a ricostruire la storia clinica della famiglia e con un test genetico si scopriranno le malattie di cui la coppia può essere portatrice.
A chi ha una storia clinica particolare, viene inoltre proposto lo studio della mappa cromosomica attraverso l’esame del cariotipo. La donna può poi essere sottoposta ad una “Ecografia ginecologica trasvaginale, per escludere malformazioni uterine che impediscono la sana evoluzione della gravidanza, alla ricerca di anticorpi associati all’ipercoagulazione, che rendono difficile l’impianto dell’embrione in utero, al controllo della tiroide e all’isteroscopia, cioè alla diagnosi e trattamento di malformazioni uterine, polipi, fibromi, tumori”, come spiega al Corriere Donatella Caserta, direttrice del reparto ginecologico dell’ospedale Sant’Andrea di Roma.