Chi farà i controlli per quanto concerne il riscaldamento e il rispetto delle temperature massime e degli orari di accensione? Un quesito che in molti si stanno ponendo, a seguito del decreto del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, mediante il quale sono state definite le norme da applicare durante l’inverno, riassumibili in alcuni punti: abbassamento di un grado della temperatura negli ambienti riscaldati; riduzione dei tempi di accensione dei termosifoni (un’ora in meno al giorno e 15 giorni in meno sull’intera stagione).
Come approfondito dal “Corriere della Sera”, nel testo del provvedimento si dice che la supervisione è affidata all’“autorità competente” e che i controlli sul riscaldamento verranno effettuati “privilegiando accordi tra gli enti locali o anche attraverso altri organismi pubblici o privati di cui sia garantita la qualificazione e l’indipendenza” oppure “dalle autorità definite dalla corrispondente legge regionale o delle province autonome”. Ne consegue, a questo punto, che sarà di competenza degli enti locali l’opera di verifica del rispetto delle regole.
CONTROLLI RISCALDAMENTO: COME FARE NELLE ABITAZIONI PRIVATE?
Sempre il “Corriere della Sera” ha sottolineato come sia difficile formulare l’ipotesi che i controlli sul rispetto delle norme relative al riscaldamento siano ben distribuiti sul territorio e, in ogni caso, non potranno riguardare le abitazioni private e i soggetti dotati di impianto di riscaldamento autonomo. Lo stesso Cingolani ha detto che è “molto difficile entrare nelle caldaie e nelle docce dei cittadini”, evidenziando poi che “bisognerebbe avere anche gli strumenti per farlo in maniera capillare”. Saranno quindi i cittadini, in questo senso, che dovranno comportarsi con responsabilità.
Per quanto concerne i condomini dotati di un impianto centralizzato o di impianti autonomi, sarà l’amministratore a rendere disponibile ai condòmini il vademecum legato al risparmio energetico entro 10 giorni dalla sua pubblicazione. Anticipiamo, tuttavia, che per mantenere una temperatura media idonea in base alle registrazioni annuali, l’Italia è stata divisa in sei aree climatiche e per chi risiede nella cosiddetta zona F, corrispondente all’arco alpino (Belluno, Trento, Cuneo e così via) non dovrà sottostare ad alcuna limitazione.