ARMI NUCLEARI, LA PROPOSTA AMERICANA VIENE RESPINTA DALLA RUSSIA: ECCO COSA PUÒ SUCCEDERE

Non lo scopriamo certo oggi che i rapporti geopolitici e diplomatici tra Usa e Russia siano ai minimi storici, eppure dietro le dichiarazioni odierne del Ministro degli Esteri Sergei Lavrov sul controllo degli armamenti nucleari emerge con chiarezza quanto sembra ancora lontano il momento di poter tornare al dialogo tra i due maxi-blocchi riemersi con prepotenza dopo la fine della Guerra Fredda. Le guerre in Ucraina e Medio Oriente, la situazione ad alta tensione attorno a Taiwan e il destino del conflitto commerciale sul fronte “dazi” dopo le Elezioni americane di novembre, rende assai complicato riannodare i fili della geopolitica integrata tra Washington e Mosca, come del resto spiegato oggi dallo stesso leader della diplomazia russa intervistato da aif.ru



Lavrov ha spiegato che la recente proposta del Presidente Usa Joe Biden sul controllo degli armamenti nucleari senza condizioni pre-esistenti è un sostanziale inganno disonesto: «l’appello a discutere di stabilità strategica e controllo degli armamenti nucleari senza prerequisiti è disonesto». Per il rappresentante del Cremlino infatti quel “senza prerequisiti” implicherebbe in realtà che gli Usa mantengano il “diritto” a definire la Russia come nemico perenne, senza mai ritirare il loro intento politico di provocare «una sconfitta strategica alla Russia sul campo di battaglia». In sostanza, secondo la visione russa del tema disarmo nucleare, l’America vorrebbe far accettare a Mosca tutte le condizioni possibili oltre a concordare sulla riduzione degli armamenti: il tutto però senza che gli Usa “promettano” nulla ai nemici storici.



LA POSIZIONE DI LAVROV E IL TEMA DEL DISARMO (OLTRE LE GUERRE)

Come riporta il Ministro degli Esteri Lavrov, i negoziati potenziali sul controllo degli armamenti nucleari devono basarsi su un criterio diametralmente opposto, ovvero «sul rispetto reciproco e sul riconoscimento reciproco che la guerra dovrebbe essere evitata». Certo, non occorre un genio della geopolitica per far notare che l’invito ad evitare la guerra da uno Stato che solo due anni fa ha invaso un territorio confinante può apparire quanto meno “controverso”. Eppure il tema del disarmo resta un dossier dirimente che nessun attore internazionale deve tenere in secondo piano: l’allarme nucleare dal Medio Oriente all’Est Europa, dal Sud est asiatico fino alla guerre sempiterne tra le Coree, è serio e drammatico e giocoforza servirà sì arrivare ad un negoziato di massima tra le superpotenze mondiali.



Secondo Lavrov la proposta Usa di cominciare i negoziati senza condizioni, senza però dichiarare quantomeno l’impegno a non giungere alla «distruzione della Russia sul campo di battaglia» è il contrario di un approccio prudente. Se da un lato gli Usa si dicono pronti a negoziare con Corea del Nord, Cina e Russia per ridurre le armi nucleari senza pre-condizioni, da Mosca la risposta è netta e contraria in quanto temono che gli americani vogliano assicurarsi vantaggi unilaterali sul fronte militare. In tutto questo anche Pechino aveva dato un secco “no” alla proposta di Biden, accusando gli Stati Uniti di chiedere il disarmo nucleare e al contempo di armare Taiwan in difesa contro la Cina. Va da sé che in questo modo il “dialogo” sul disarmo nucleare resta ancora lontanissimo, specie se la (in)stabilità geopolitica rimane quella attuale.