Lo scorso gennaio è arrivato l’atteso adeguamento del CCNL che regola i contratti di lavoro per le cooperative sociali, accolto favorevolmente dai circa 400mila lavoratori del settore, ma anche dai datori di lavoro e dai sindacati. Complessivamente, infatti, si prevederanno tutta una serie di aumenti nelle retribuzioni, a riprova della centralità del settore dell’assistenza sociale, che è alla base del welfare italiano.



Il nuovo CCNL per le cooperative è già entrato in vigore da diverse settimane, periodo nel quale Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà, ha rimarcato più volte i possibili rischi collegati. Facendo, prima, un passo indietro, infatti, nel nuovo contratto sono previsti quattro differenti aumenti nelle retribuzioni, a partire da un massimo (per il livello C1) di 120 euro in più in busta paga, pari ad un aumento del 15%. Seguono, poi, a favore delle cooperative, anche l’introduzione della quattordicesima, pari al 50% dello stipendio; l’aumento di 120 euro dell’importo destinato alla sanità integrativa ed, infine, l’estensione dell’integrazione per la maternità al 100%. Misure, secondo Granata interpellato da Avvenire, positive, ma che necessitano anche di maggiori tutele e integrazioni per evitare che il sistema collassi.



Stefano Granata: “Bene i nuovi CCNL per le cooperative, ma ora servono appalti migliori”

Stefano Granata, infatti, parlando con Avvenire ricorda che il sistema delle cooperative sociali è già da tempo in crisi, con sempre meno lavoratori e appalti. Con i nuovi CCNL, inoltre, stima che “sono a rischio fuga il 10% degli occupati“, confermando ad aggravando un trend che si è registrato “già negli scorsi anni”. In tal senso, occorrerebbe ora un cambio di tipo culturale, che faccia abbandonare “la logica del contenimento dei costi” che vige “negli ultimi anni [nella] Pubblica amministrazione”.



Oltre al nuovo CCNL, che Granata ritiene positivo perché tutela correttamente i dipendenti delle cooperative, serve ora implementare anche un nuovo codice degli appalti, prevedendo “che nelle gare le tariffe vengano adeguate obbligatoriamente e in modo automatico ai rinnovi dei contratti”, perché se già oggi i margini di guadagno per le coop sono “bassissimi”, con gli aumenti del 15% negli stipendi non accompagnati da aumenti pari nelle gare d’appalto, rischiano di diventare “inesistenti“. Inoltre, secondo Granata andrebbe valorizzata “la portata di interesse generale dei servizi erogati” dalle cooperative, restituendo alle prestazioni sociali la loro centralità nel sistema. La conseguenza, infatti, è che la già rilevante quantità di coop “che si stanno interrogando sulla convenienza o meno di partecipare ai bandi regionali e comunali” aumenti ulteriormente, con il rischio di “spezzare quel rapporto stretto tra Stato e cooperazione sociale su cui si basa il nostro sistema di welfare”