A che cosa ci riferiamo quando parliamo di società, di socialità, di relazioni sociali? Probabilmente di volta in volta a tante cose diverse. A tutte quelle forme di convivenza, collaborazione, cooperazione che vanno oltre la dimensione strettamente personale e caratterizzano quindi la dimensione sociale. Ma anche all’insieme delle istituzioni che nel corso della storia i popoli si sono dati per migliorare le proprie condizioni di vita e garantire un’equa distribuzione di diritti e doveri.
La società è formata così da aggregazioni spontanee, da rapporti di buon vicinato, da gruppi di interesse. Così com’è caratterizzata da istituzioni politiche che si reggono anche sulla mediazione dei corpi intermedi, indispensabili momenti di avvicinamento e collaborazione.
La cooperazione, che inizia con l’aiuto utilitaristico e termina con la solidarietà operosa, è un elemento fondamentale e originario della natura umana. L’uomo non nasce solo e sviluppa la sua personalità grazie a relazioni che crescono progressivamente e che condizionano, in maniera positiva o negativa a seconda delle circostanze, le scelte che quotidianamente siamo chiamati a fare.
La realtà attuale, costruita sulle connessioni, appare in teoria come una dimensione ottimale per le relazioni operative. Ma nello stesso tempo non mancano occasioni e nuove possibilità per privilegiare la dimensione dell’isolamento, magari con l’alibi di quello che è stato chiamato, soprattutto nei periodi più bui della pandemia, “distanziamento sociale”.
La cooperazione diventa così una sfida. Ed è questa la prospettiva su cui Vittorio Pelligra, docente di politica economica all’Università di Cagliari e fortemente impegnato sul fronte dell’economia civile, ha costruito il libro “Ipersociali” (ed. Ecra, pagg. 144, € 20). Con un sottotitolo molto significativo ed esplicativo: “Le radici, le forme e le trappole della vita in comune”.
Il libro è un viaggio nella complessità affrontando le varie dimensioni in cui si esprime la natura umana e cercando di mettere in luce i lati nascosti, ma non meno importanti, che abbracciano le scelte umane, dalla psicologia alla sociologia. Ne esce un quadro ricco di spunti di riflessione, spesso basati su ricerche empiriche e su evolute analisi comportamentali. Per tutto il libro viene affrontato il tema della cooperazione e dei suoi nemici con due punti che risaltano in tutta evidenza. Il primo: la cooperazione è un dato originario, spontaneo, intuitivo. Il secondo: la cooperazione ha bisogno di istituzioni aperte, di una trama di sostegni che possa aiutare, proprio in uno spirito cooperativo, ad affrontare le difficoltà e a rendere costruttivi i rapporti sociali.
Gli ostacoli su questo cammino non sono né pochi, né semplici. Per esempio, quella razionalità che, facendo leva sull’interesse immediato, può trasformare le scelte da opportunità a pericoli.
Uno dei caratteri significativi del libro è la capacità di passare dalla dimensione strettamente privata a quella globale. “Questo è il nostro tempo – afferma Pelligra nella conclusione -, un tempo di grandi sfide che possono essere affrontate e vinte solo attraverso un importante sforzo collettivo che deve estendersi oltre i confini dei singoli Stati e raggiungere una dimensione globale. La lotta ai cambiamenti climatici costituisce un grande gioco di contribuzione volontaria ai beni pubblici”.
Il positivo bilancio che si può trarre da queste pagine sta nel dare importanza a tutte le dimensioni della realtà umana. Da quella strettamente personale, a quella dei corpi intermedi più flessibili e dinamici, a quello delle istituzioni che pur nella loro struttura definita non possono perdere la dinamica dell’efficienza per la loro presenza nella società.
Emerge così tra le righe la valenza positiva di quel principio dì sussidiarietà che può diventare non solo un valore da difendere, ma anche e soprattutto uno spazio dove si possa esercitare la responsabilità di ciascuno.
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