Alla vigilia dell’apertura della COP29 in Azerbaijan è stato pubblicato su Nature un rapporto sulle emissioni di gas serra attribuite ai voli di jet privati. Registrando una diffusione senza pari, l’aviazione privata globale ha emesso tra il 2019 e 2023 quasi 50% in più di CO2. Pur rappresentando meno del 2% del totale delle emissioni del trasporto aereo, i jet privati spostano circa lo 0,003% della popolazione mondiale, il che significa che le emissioni per passeggero sono molto più elevate rispetto ai viaggi commerciali.
I ricercatori hanno analizzato i dati dei tracker di volo di circa 18,7 milioni di voli charter individuali effettuati tra il 2019 e il 2023, osservando che si concentrano principalmente sulle rotte dei grandi eventi internazionali. Il campionato di calcio in Qatar nel 2022 ha totalizzato 1.846 voli. L’anno scorso il World economic forum, il summit dei potentati economici a Davos, ha visto atterrare e decollare 660 voli. Mentre alla COP28 a Dubai si contavano 291 voli di jet privati. A proposito della prossima conferenza sul clima a Baku sulla riva del Mar Caspio dove sono attesi da oggi (11 novembre) al 22 novembre, i delegati di 200 Paesi, è praticamente certo che il numero di voli non sarà inferiore.
Nell’attesa dell’apertura dei lavori della COP29 sono stati rilasciati due importanti bollettini sulla salute del pianeta. I dati satellitari Copernicus stabiliscono che ottobre 2024 è stato il secondo mese più caldo mai registrato, superato solo dal 2023, con un aumento di 1,65 gradi rispetto alla media 1850-1900. È anche il quindicesimo in una sequenza di 16 mesi che vede l’aumento della temperatura media superare la soglia minima dei 1,5 gradi fissata dagli Accordi di Parigi.
Questi record di temperature si accompagnano da un altro primato. Nel 2023 la concentrazione media globale di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto 420 parti per milione (ppm) secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), e rappresentano un aumento del 151% rispetto all’era pre-industriale. Tra le cause individuate dell’accelerazione dell’accumulo di CO2 nell’atmosfera, si indica il fenomeno climatico El Niño assieme a una intensa stagione di incendi e un calo della capacità di assorbimento delle foreste.
Queste perturbazioni del ciclo naturale del carbonio per cui i naturali pozzi di assorbimento del carbonio come le foreste e gli oceani, non sono più altrettanto efficaci nella loro capacità di trattenere la CO2, rischia di innescare un circolo vizioso in base al quale il cambiamento climatico porta gli ecosistemi a diventare maggiori emettitori di gas serra moltiplicando gli effetti del riscaldamento globale.
Intanto l’ONG Oil Change fa notare che Emirati Arabi, Azerbaijan e Brasile Paesi organizzatori delle COP 2023, 2024 e quella in programma nel 2025, pianificano un aumento del 32% dello sfruttamento dei loro giacimenti di gas e petrolio. Praticamente come organizzare un summit sulla ludopatia a Las Vegas. Tanto più che la dichiarazione finale scorsa COP “impegnava le parti a effettuare una transizione dalle energie fossili”. Una formulazione dirimente che ha richiesto tempi supplementari di concitate interlocuzioni, per mantenere l’obiettivo del raggiungimento della neutralità carbonica al 2050. Ricordiamo che nella Conferenza delle Parti, ogni Paese partecipante, indipendentemente dal suo peso economico, dispone di una voce e le decisioni si prendono all’unanimità.
Cosa aspettarsi dalla COP29? Ogni Conferenza delle Parti si apre con la convinzione che questa edizione sia complicata, ammette un delegato con decennale esperienza. Ogni anno è quella “decisiva”. Quest’anno la conferenza non si apre sotto i migliori auspici. Aleggia la minaccia di Trump di uscire dagli Accordi di Parigi. Anche se poi in realtà, durante il suo primo mandato, Trump non ha rallentato le fonti rinnovabili. Così come Biden non ha rallentato i fossili. Per due settimane Baku sarà il centro del mondo. E degli impegni climatici. E intanto a livello globale le emissioni di gas serra, a partire della prima COP di Berlino nel 1995, non hanno fatto altro che crescere. A eccezione dell’anno della crisi finanziaria globale 2008 e quello del lockdown 2020.
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