Donne e uomini spaventati dal cambiamento climatico tanto da rinunciare all’avere dei figli: questa la tendenza confermata in uno studio reso noto dal Guardian. La ricerca condotta da un team di accademici dell’University College di Londra trova pieno riscontro nella storia di Emma Smart, che dieci anni fa decise col compagno di non mettere al mondo bambini: “Innanzitutto per la responsabilità morale di portare un bambino in un mondo in cui potenzialmente potrebbe non avere un futuro piacevole, persino vivibile. E poi c’è il dilemma morale secondario relativo al tipo di emissioni legate alla nascita di un bambino, un fattore importante per noi”.
Lo studio su cambiamento climatico e natalità
Secondo Hope Dillarstone, autrice principale dello studio pubblicato sulla rivista PLOS Climate, anche l’incertezza sul futuro e le preoccupazioni sull’impatto ecologico della crescente popolazione umana sono stati fattori chiave individuati dalla ricerca. Dillarstone e i suoi colleghi hanno scoperto che preoccupazioni come quelle delineate da Smart non erano affatto insolite. Ma c’è un altro dato da non sottovalutare, ossia che i timori variano a seconda della zona del mondo: “Una preoccupazione emersa solo in Zambia ed Etiopia riguarda la capacità di una famiglia di sopravvivere e acquisire risorse. Quindi le persone erano preoccupate, se avessero avuto troppi figli, che ciò avrebbe diminuito le possibilità che i bambini riuscissero a sopravvivere, in definitiva, perché avrebbero avuto troppe bocche da sfamare”. Dillarstone ha affermato di sperare che una maggiore comprensione di come le persone effettuano scelte riproduttive nella consapevolezza della crisi climatica possa contribuire a modellare le politiche pubbliche. Ma c’è anche un altro lato da monitorare: le ragioni addotte dalle persone sono complesse e non possono essere generalizzate a tutto il mondo.