Coprifuoco a Parigi e in gran parte della Francia dalle 21 alle 6: la misura, annunciata dal presidente Emmanuel Macron nel corso di un’intervista con le emittenti France 2 e TF1, scatterà dalla mezzanotte di sabato e durerà almeno quattro settimane, allungabile fino al 1° dicembre. A spingere in questa direzione, i numeri da brivido – oltre 22mila contagi in 24 ore – dell’epidemia, anche se Macron ha voluto rassicurare i francesi: “Non abbiamo perso il controllo, siamo in una nuova fase e dobbiamo reagire”. Ci è riuscito? “No, mi pare che ieri abbia puntato piuttosto a spaventarli” risponde Francesco De Remigis, inviato in Francia de Il Giornale. E questa misura draconiana servirà a fermare la nuova ondata della pandemia? “Forse è un po’ tardiva e a questo punto niente si può escludere”.



Partiamo dal discorso alla nazione tenuto da Macron alle 20 intervistato dai principali tg francesi. Come valuta le sue parole?

Numeri da brivido e restrizioni che solo il presidente in persona poteva comunicare. Facendosi intervistare ha cercato di dare l’idea di una squadra-nazione presente in un momento di difficoltà. Ha posto l’asticella per tornare a “convivere col virus”, tra i 3 e i 5mila casi positivi al giorno. E ha evidenziato quanto sia necessario abbassare la curva. “Stiamo reimparando a essere cittadini solidali, non solo individui liberi. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, ce la faremo”. I social sono impazziti. Molta ironia, ma pure preoccupazione…



E le strategie adottate?

Il capo dello Stato dice “non abbiamo perso il controllo, siamo in una nuova fase e dobbiamo reagire”, ma di fatto ieri ha ammesso numerosi errori. La Francia è il nono Paese al mondo ad aver superato i 33mila decessi Covid. C’è stato un cortocircuito nella strategia iniziale, del testare e isolare. Oggi si finalizzano tra 1,2 e 1,4 milioni di test a settimana. “C’è stata più domanda di quanto ci aspettassimo”, ha detto ieri Macron, e ora la Francia proverà ad analizzare più velocemente i test. Insomma, un insuccesso da cui ripartire. Ma per farlo serve invertire la curva. Col coprifuoco.



Ritiene che Macron abbia rassicurato i francesi?

No, mi pare che ieri abbia puntato piuttosto a spaventarli. Ha parlato chiaramente di “situazione preoccupante” dicendo che il virus è “ovunque” in Francia. Un po’ per motivare al rispetto dei gesti barriera, anche in casa, laddove c’è una promiscuità di giovani o giovanissimi con anziani. E un po’ per poter riuscire a limitare i danni psicologici sul lungo periodo. Meglio realismo che cieco ottimismo in una fase come questa. Difficile continuare ad avere una vita sociale, come obiettivo contestuale. Iconica la frase “non andremo più al ristorante, a casa di amici, alle feste”.

Quindi coprifuoco, almeno per Parigi e l’Ile de France. Misura draconiana?

Più che altro pertinente, secondo il governo. Ma forse tardiva, visto che inizierà solo da sabato, quando circa 20 milioni di abitanti saranno in coprifuoco. L’idea di non poter uscire, o di uscire e trovare tutto chiuso, è agghiacciante, ma sarà realtà nella regione di Parigi, come nella stessa capitale e in altre grandi città come Grenoble, Lille, Lione, Tolosa, Rouen, Saint Etienne, Aix-Marsiglia. Dalle 21 alle 6 c’è di fatto un semi-lockdown.

Durerà quanto?

Almeno quattro settimane, prolungabile fino al 1° dicembre. Se nelle prossime settimane funzionerà la “responsabilità collettiva” nel ridurre i contatti si può pensare di riaprire gradualmente. Ma sei settimane sono un’infinità. Non è che non si potrà girare per strada, ma ci saranno limiti, controlli, attestazioni e forze dell’ordine schierate. Soprattutto multe. Stavolta da 135 euro fino alla recidiva dissuasiva di 1.500 euro per chi infrange il coprifuoco senza un valido motivo. Oggi il premier dettaglierà la questione delle autocertificazioni.

In Francia esiste anche un’emergenza economica?

Certo, lo ha ammesso anche Macron. Ci saranno conseguenze economiche, per esempio a Parigi la cassa integrazione sarà riattivata per settori come sport, cultura e ristorazione, i primi a risentire del coprifuoco. Continuare ad avere una vita economica normale, ad andare a scuola e all’università, riducendo semplicemente i contatti è solo uno slogan, è evidente. I rendez-vous privati, i compleanni, i momenti di convivialità, tutto si riduce. Teatri e sale da concerto riprogrammeranno, dice Macron. Tornano regole e fogli per gli spostamenti negli orari vietati. E con loro anche gli aiuti alle imprese e ai lavoratori autonomi. Due o tre giorni di smart working settimanale.

Quanto sono preoccupati i francesi per l’emergenza sanitaria?

Ieri il presidente ha detto che le terapie intensive sono in uno stato insostenibile. Più di così non so cosa avrebbe potuto dire… A giorni sarà lanciata una nuova app: la vecchia StopCovid non è stata scaricata neppure dal premier e non ha funzionato affatto. Inizierà una nuova fase quando i francesi inizieranno a seguire il governo. C’è di positivo che Macron non ha dato colpe ai giovani. “È difficile avere 20 anni nel 2020, quindi non darò mai lezioni ai nostri giovani”, ha detto pur chiedendo loro lo sforzo di stare attenti alle distanze e ai gesti barriera.

Qualche settimana fa alcuni Premi Nobel francesi avevano parlato di un possibile lockdown dal 1° al 20 dicembre per “salvare” il Natale. È un’ipotesi ancora in piedi? Come sarebbe accettata dai francesi?

A questo punto niente si può escludere. Con 200 persone in rianimazione al giorno, la Francia torna in stato di emergenza. Macron ha detto che per ora non ci sono restrizioni negli spostamenti tra regioni. In altre parole, due giorni prima dell’inizio delle vacanze scolastiche sarà possibile partire, spostarsi. Chi si reca in una seconda casa o in una casa vacanze è tenuto “a rispettare le norme igienico-sanitarie come se fosse a casa propria”, ha spiegato, insistendo in particolare sulla mascherina da indossare assolutamente.

(Marco Tedesco)

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