Un Consiglio dei Ministri rapidissimo per approvare un Decreto Covid cruciale: il motivo è semplice, lo scontro sul coprifuoco è arrivato alla resa dei conti tanto che la Lega (che con Forza Italia e Italia Viva aveva portato le istanze di Regioni e ristoratori) si è astenuta ufficialmente sul voto alla bozza di testo presentata in Cdm. Le regole anti-Covid varranno, con la gradualità delle riaperture fissate fino al 31 luglio, mentre sul coprifuoco la discussione non terminerà qui: «Coprifuoco, restrizioni per i locali al chiuso, aperture troppo posticipate e confuse per palestre e piscine: per questo la Lega non è convinta del decreto», trapela dal Carroccio al termine della riunione a Palazzo Chigi.



I Ministri capitanati da Giorgetti hanno tentato fino all’ultimo di convincere il Presidente del Consiglio a cambiare rotta sull’orario notturno (23 e non più 22 come inizio dell’orario notturno) ma secondo quanto riportato dall’Adnkronos, ci sarebbe stata una certa irritazione in quanto l’affondo della Lega sul coprifuoco è avvenuto «mentre le decisioni sulle riaperture erano state prese in una cabina di regia dove era presente anche il partito guidato da Matteo Salvini». Lo stesso leader del Carroccio fa sapere al termine del Cdm «Tra 15 giorni nuovo Decreto Covid sulle riaperture, lo voteremo»: in realtà un vero e proprio nuovo Decreto non sarà approvato, piuttosto – come segnala il Sole 24 ore – dal 1 giugno, assieme alla riapertura dei ristoranti al chiuso in zona gialla «potrebbe essere valutata, in base ai dati epidemiologici, una delibera per eliminarlo o far partire il provvedimento dalle ore 23.». In questo senso, a metà maggio ci sarà un nuovo CdM dove si tornerà a discutere del coprifuoco per evitare di indurre una mezza estate di fatto con coprifuoco alle ore 22, vero colpo duro per ristoranti, locali e luoghi di villeggiatura. Critiche feroci contro la Lega arrivano da M5s e Pd: nel primo caso, le fonti grilline all’Adnkronos spiegano «Spiace per atteggiamento Lega. Questo governo è nato per incoraggiare la coesione nazionale. Oggi è stata messa in discussione l’unità delle nostre decisioni. In un momento come quello che stiamo vivendo, l’interesse per il Paese viene prima di quello di partito. Purtroppo dalla Lega è un film già visto, che non ha pagato»; nel secondo caso, i Dem ribadiscono «la Lega vuole creare continui incidenti di percorso». Secondo l’Agenzia ANSA al termine del Cdm anche lo stesso Draghi avrebbe commentato «decisione prese insieme, non capisco l’astensione».



LO SCONTRO SUL COPRIFUOCO

Il decreto Covid conferma il coprifuoco fino alle ore 22, si accende il dibattito all’interno del governo. I vari partiti hanno posizioni diverse su questo dossier, il Centrodestra – ma non solo – è in pressing per spostare la “scadenza” alle 23. A invocare un cambio di passo sono stati per primi i governatori, guidati da Luca Zaia e Giovanni Toti, ma la linea del ministro Roberto Speranza è destinata a non cambiare.

«In Consiglio dei Ministri e in Parlamento la Lega proporrà la riapertura dai primi di maggio anche delle attività al chiuso e l’estensione almeno fino alle 23 della possibilità di uscire», le parole di ieri di Matteo Salvini, seguite da quelle del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, a Radio Capital: «Sul coprifuoco è in corso una interlocuzione con il governo: la Conferenza propone l’ampliamento di un’ora per consentire alle attività, nei limiti delle regole, di avere un minimo di respiro».



COPRIFUOCO, SCONTRO NEL GOVERNO: BONACCINI D’ACCORDO CON SALVINI

Non si placa, dunque, lo scontro sulle riaperture all’interno dell’esecutivo, ma come dicevamo non è solo il Centrodestra a chiedere un cambio di passo sul coprifuoco. «L’unica cosa che avrei preferito era una flessibilità arrivando al coprifuoco alle 23, perché nelle città ci si trasferisce tra Comuni per andare a cenare: il rischio è che alle 21 uno abbia già terminato per andare a casa»: così il dem Stefano Bonaccini ai microfoni di Sky Tg 24. Più prudente Mariastella Gelmini, ministro degli Affari regionali in quota forzista: «C’è la volontà di superarlo ma serve gradualità per non consentire al virus di ripartire: abbiamo proposto le ore 22 perché abbiamo ascoltato il Comitato tecnico scientifico». Ma qualcosa non torna: secondo quanto riportato dall’Agi, il Cts non è mai stato consultato su questo specifico aspetto, «è sempre stata una decisione politica».