Fra coloro che si sono ammalati di coronavirus, anche il direttore del mensile Focus, Raffaele Leone. Al collega della carta stampata non è stato fatto il tampone ma una diagnosi telefonica da parte del medico di famiglia, che sentendo i vari sintomi ha appunto dedotto che Leone avesse contratto l’infezione da covid-19. Il direttore di Focus sta fortunatamente bene, ma resta dubbioso su come sia stato trattato il suo caso. “Ho chiamato il medico curante che mi ha detto: potrebbe essere il Covid19 – le sue parole a Vanity Fair – stia a casa e controlli se ha problemi respiratori. È andata così per dieci giorni e anche altri medici amici con cui mi sono confrontato hanno confermato la diagnosi. Diagnosi presunta, però”. Leone sottolinea come in Lombardia non sia previsto il tampone se non per i casi più gravi: “Casi come il mio non rientrano nel protocollo – prosegue – mi dicono molti medici di famiglia di avere centinaia di pazienti a casa con gli stesi sintomi, alcuni in condizioni peggiori delle mie ma di fargli il tampone non se ne parla”.
CORONAVIRUS, LEONE: “NESSUNO HA CONTROLLATO I MIEI CONTATTI”
Quindi il direttore di Focus si pone delle domande: “Non rientrando nei casi monitorati, nessuno ha controllato con chi ho avuto contatti, chi può avermi trasmesso il virus e a chi posso averlo trasmesso. Eppure, se sono positivo, questo screening andrebbe fatto per tenere sotto controllo la diffusione del Covid19. Non per me ma per gli altri. Io ho lasciato – aggiunge – le mie figlie dalla mamma e sono da solo, ma conosco tanta gente che è a casa malata col resto della famiglia. Stanno chiusi in camera ma in quelle case si entra e si esce per fare la spesa. E se i parenti sono asintomatici o stanno covando il virus non si sono trasformati in micidiali involontari veicoli di contagio? Lo trovo molto pericoloso”. Leone sottolinea che a breve potrà uscire di casa essendo passati i famosi 15 giorni di incubazione, di conseguenza, da presunto infetto diverrà presunto guarito, ma appunto, presunto, non certo: “Chi avrà accertato che sarò davvero guarito? – conclude il collega – Nessuno. Ho amici romani che si sono rimessi ma che hanno fatto il tampone (li è giustamente previsto) e sono risultati ancora positivi. Su di me nessuno lo accerterà e anche se giudicato guarito potrei non esserlo davvero e potrei essere micidiale fonte di contagio”.