Una vittoria, in casa, contro un modesto Lecce, non può certo valere come prova di maturità. Diciamo che somiglia molto di più a una buona sgambettata in vista dei prossimi 5 veri esami (Udinese, Fiorentina, Juventus, Napoli e Bologna) di cui ben quattro fuori casa. E’ ancora una Roma incompiuta, quella vista contro il Lecce, che alterna buone cose, come il gol “alla Barcellona” di Pjanic, arrivato al termine di un’azione lunga 19 passaggi consecutivi, ai soliti difetti di fabbrica. Due quelli su cui oggi è opportuno soffermarsi: gli errori clamorosi sotto porta e la difesa ballerina. Cominciamo dal primo difetto per ricordare che bisogna diffidare da quei media che oggi sulle prime pagine parlano di una “Roma da spettacolo”, una “Roma che butta al vento gol facili ma che ha imparato a divertire”. Chi ci spiega da quando sono diventati spettacolari i gol sbagliati a porta vuota? Forse lo sono per i tifosi avversari, ma solo per loro. E allora non parliamo di partita spettacolare se le due squadre sono state capaci di mangiarsi almeno 8-10 chiare palle gol. Il maggiore imputato è stato Bojan, in giornata no, che ha fallito anche l’impossibile dimenticandosi di essere il parente alla lontana di un certo Messi. Non è stato da meno lo stesso Lamela. Luis Enrique si è visto tradito proprio dai suoi due giocatori di maggior talento. Ma difetti come questi non si correggono facilmente. Appartengono al Dna di un calciatore e spesso, purtroppo, arrivano a contagiare il Dna della squadra stessa. E capita a quelle formazioni di talento, che vogliono giocare bene e fanno di questo buon proposito una vera missione di vita. La Roma di Luis Enrique fortunatamente è ancora un bambino, e può essere corretta, ma deve fare in fretta perché col tempo certi errori sedimentano ed entrano a far parte del “vissuto” di una squadra. Il secondo difetto di fabbrica riguarda invece la difesa ma è strettamente legato al primo: se una squadra non mette al sicuro il risultato rischia di “distrarsi” e di lasciare il campo all’avversario mettendo sotto pressione la propria retroguardia. Così accade puntualmente alla Roma che, dopo aver messo a segno una rete, arretra il proprio baricentro e smette di fare pressing mandando in sofferenza la propria difesa davanti agli attacchi avversari. E’ anche e soprattutto un problema di uomini. Burdisso era il leader indiscusso della squadra, insieme a Totti e De Rossi, ma soprattutto il pilastro della difesa. Ora che l’argentino è out tutta la stagione, Luis Enrique deve trovare in fretta una soluzione. Potrebbe imitare il suo amico Guardiola, che ha arretrato un centrocampista come Mascherano, e reinventarsi De Rossi centrale di difesa a fianco di Kjaer o Heinze. Purtroppo Juan è fuori dai giochi. Con un po’ più di coraggio andava venduto in estate. Ora bisognerà…

Trovargli una soluzione rapida nel mercato di gennaio. Intanto nel “cantiere” Roma si continua a sperimentare e a costruire. Almeno fino a Natale, quando conosceremo finalmente il destino di questa squadra e il futuro del suo allenatore…

Claudio Franchini