Roma, tre gol subiti, tre espulsioni, Totti in panchina 90 minuti.. Stavolta non servono altri commenti per descrivere la prova disastrosa degli uomini di Luis Enrique davanti allo sguardo impietrito del presidente Tom Dibenedetto. L’ennesima partita deludente e mortificante, che spazza via anche quei residui poetici intorno al tanto decantato Progetto e che fa gridare “Crisi” anche ai più incalliti ottimisti che nonostante tutto e tutti continuavano a predicare calma e pazienza. Oggi, domenica 4 dicembre, ha ufficialmente inizio la crisi della nuova Roma, insieme alla contestazione dei tifosi all’indirizzo dei giocatori e del tecnico Luis Enrique. Non vogliamo cadere nel tranello di parlare degli schemi, del possesso palla, della fase difensiva o d’attacco. Tutti discorsi inutili che ci farebbero perdere ulteriore tempo. Ma a questo punto dobbiamo rispondere tutti a una sola domanda: chi crede ancora in Luis Enrique? Lui si è risposto, nell’immediato dopo partita, dicendo che sente ancora la fiducia di tutti. Ma noi vorremmo curiosamente sapere da lui chi sarebbero questi “tutti” che sono disposti ancora a seguirlo e a difenderlo. Nei fatti e non a parole come è stato “costretto a fare ieri Franco Baldini in un’intervista ubriacante su Il Corriere dello Sport. Noi per primi abbiamo sempre creduto nel tecnico spagnolo, siamo rimasti entusiasti del suo metodo, della sua “visione”, e del suo essere così fuori posto in un campionato vetusto e noioso come quello italiano. Ci piaceva da matti l’idea che tutto questo, avvenisse proprio a Roma. Che dalla Capitale partisse quella rivoluzione capace di ridarci nuove-antiche emozioni. Purtroppo ci arrendiamo davanti all’evidenza di una situazione che ormai è giunta al capolinea. E’ tutto fin troppo chiaro: gli americani, Baldini e Sabatini hanno voluto osare: E hanno fatto bene. Ma hanno fallito. Abbiamo fallito. E ora se non ci si vuole fare male veramente dobbiamo capire che è il momento di cambiare. E di continuare a sognare. Comunque. Luis Enrique deve andarsene, non possiamo apsettare le prossime tre sconfitte con Juventus, Napoli e Bologna. Sarebbe ingeneroso nei confronti dello stesso Luis Enrique. Dopo tutto ci ha regalato emozioni e speranze forti in questi mesi: E anche solo per questo è giusto essergli riconoscenti e concedergli onore per la passione e la professionalità profuse. Qualcuno dei dirigenti spererebbe nelle dimissioni dell’asturiano, forse per risparmiare qualche quattrino, ma sarebbe un errore grossolano continuare ad alimentare questa agonia. Occorre pensare in fretta al calciomercato, a chi potrà prendere in mano la guida tecnica di questa Roma, se una soluzione ponte o di prospettiva. Tenendo sullo sfondo i curricula di Marcello Lippi e Luis Van Gaal, sono due i nomi più gettonati, tutti ambiziosi e degni, riteniamo noi, del Progetto. Luciano Spalletti e Carlo Ancelotti: entrambi di grande richiamo e fascino per la piazza romana, entrambi “romanisti”. Allenatori esperti, con un profilo internazionale e con un gioco piacevole, soprattutto il tecnico toscano. Ancelotti è libero e in cerca di una panchina. Da sempre dice di voler allenare la Roma e questa potrebbe essere la volta buona. Troverebbe una società solida, idee, giocatori giovani e di qualità. Tutte caratteristiche che Carletto ha sempre posto come condizioni essenziali per accettare l’incarico. L’altro, Spalletti, finisce il Campionato tra pochi mesi, è in scadenza di contratto e non vuole rinnovare. I suoi figli ogni domenica sono in Curva Sud a tifare i colori giallorossi: La Roma è divenuta anche per lui…
Una questione di famiglia. Ne sanno qualcosa anche De Rossi e Totti che avranno un peso decisivo nel decretare il vincitore finale di questo ballottaggio.
di Claudio Franchini