Questo pareggino (in casa) contro un non irresistibile Bologna vale molto più dei cinque gol rifilati al povero Cesena una settimana fa, sempre all’Olimpico. Sì, perché in quattro giorni, dalla sconfitta con la Juventus a oggi, abbiamo avuto la sentenza definitiva sul futuro di questa Roma. Purtroppo lo sapevamo ma non volevamo ammetterlo, entusiasti e ammaliati come siamo da Luis Enrique, Baldini, Pallotta e dal sogno americano. Questa Roma è da metà classifica. Niente di più. Certo, i soliti gufi delle Radio romane mi risponderanno che la rosa della Roma è di altissimo livello, che il signor Ranieri con gli stessi uomini avrebbe molti più punti… Sì l’ho sentito dire con le mie orecchie. Ma, esimi colleghi, stiamo parlando di quello stesso Ranieri che con il fanalino di coda Lecce è riuscito a perdere schierando gli ex campioni del mondo dell’Inter? E allora vedete che i pregiudizi non aiutano vederci chiaro e che il calcio non è una scienza esatta. Invece i valori tecnici sono un qualcosa di innegabile e di oggettivo. E quando ci sono non fanno mai male, aiutano, sono funzionali e aumentano il livello complessivo di una squadra. La Roma attuale ha scollinato ed è arrivata quasi al massimo delle sue potenzialità. Ha una “struttura” di gioco ben definita, un’identità precisa. A prescindere dall’avversario di turno, che si giochi in casa o fuori, la proposta di gioco è sempre la stessa. E allora cosa c’è che non va? C’è che purtroppo certe cose non le alleni. Quando i critici dicono che bisogna velocizzare il gioco o che il possesso palla va migliorato, o ancora che gli automatismi in difesa vanno oliati sbagliano di grosso: ma come si fa a dire una tale idiozia in diretta Tv? Heinze e Juan hanno quasi 70 anni in due, uno è stato capitano del Brasile l’altro ha vinto di tutto alla corte di Ferguson: secondo voi dopo tutto un girone di andata hanno ancora bisogno di oliare i meccanismi o di trovare l’intesa? No, non è questo il problema. Semplicemente non sono adatti al sistema di gioco di Luis Enrique. E così capita che i due riescano come polli a prendere un gol su rimessa dal fondo del portiere avversario.
Per svoltare a questa Roma serve più qualità in tutti i reparti. Non puoi provare a giocare come il Barcellona e poi schierare in mezzo al campo gente come Greco, Simplicio o Perrotta, per dirne alcuni. La stessa cosa vale per la difesa: Angel, Rosi e Taddei sono dei buoni gregari, grandi professionisti, ma la qualità è un’altra cosa. E se la qualità manca sulle fasce è un bel problema per un gioco offensivo come quello del tecnico asturiano. Il processo di crescita è ancora lungo e le tappe sono segnate. Non si possono forzare i tempi e non ci si deve aspettare nulla da questi due ultimi giorni di calciomercato. Quest’anno siamo fuori da tutto e non avrebbe senso buttar via soldi per provare a risalire la china. Sarebbe uno spreco e non si può. C’è da fare prima un aumento di capitale da 80 milioni, c’è da ratificare il rinnovo del contratto di De Rossi (ne sapremo di più dopo il Cda di oggi), ci si deve liberare degli ingaggi di certi “cadaveri” che rispondono ai nomi di Pizarro, Cassetti, Barusso, Antunes, Perrotta, Cicinho ecc. Sono solo alcuni dei “grandi” colpi messi a segno da quel genio dell’ex ds, Daniele Pradè che di buono aveva solo la sua fede romanista. Ora la cosa difficile sarà trovare giocatori di qualità, giovani, adatti al modulo di Luis Enrique. Walter Sabatini, un vero ds, finalmente, ci sta lavorando. Non possiamo fare altro che…
…avere fiducia e aspettare. Ben consapevoli che questo è un anno di esperimenti, esperienza e allenamento. Quel che arriva in più bene. Ma non dobbiamo illuderci né deprimerci: è una prova di maturità anche per noi tifosi.