De Rossi-Roma è un intrigo internazionale di calciomercato. E non certo per volontà di De Rossi né tantomeno dei nuovi dirigenti. Una situazione gestita male e in ritardo da Rosella Sensi che non ha voluto affrontare questo rinnovo quando si doveva e si poteva fare, lasciando la “grana” sul tavolo della nuova proprietà americana. Baldini-Sabatini-Fenucci stanno lavorando instancabilmente al nuovo contratto di De Rossi dal giorno in cui si sono insediati. Ed è non poco ingeneroso dire, come qualcuno si ostina a fare, che gli attuali dirigenti della Roma sono dei dilettanti allo sbaraglio o accusarli di aver perso tempo. E’ comprensibile che qualche giornalista “prezzolato”, affezionato all’amica Rosella, voglia continuare a difendere l’indifendibile per un discorso di “coerenza”. Ma stiamo attenti a non scadere nel ridicolo. E’ giusto puntualizzare che la Roma ha offerto a De Rossi un contratto principesco (oltre le attuali possibilità economiche del club) a testimonianza della ferma volontà di legare a lui il nuovo progetto. In questa situazione di crisi economica, che inevitabilmente colpisce anche le proprietà dei club, un contratto a queste cifre è quasi una follia. Certo gli sceicchi del City o del Psg, o le banche “bollite” che rimpinguano il Real, sono disposti a offrire a De Rossi quasi 10 milioni. Ma questa è una situazione surreale e fuori mercato. Nel mondo dei normali la Roma ha fatto e sta facendo il giusto per trattenere De Rossi. Ricordiamoci che nemmeno il Francesco Totti dei tempi d’oro è mai arrivato a prendere un ingaggio così alto. Anche Totti aveva estimatori vari, dal Real allo United, per non parlare di Inter e Milan, ma ha sempre deciso di sposare la Roma. Senza indugi né tentennamenti. Le poche pause di riflessione sono durate al massimo qualche ora e tutte le volte che ha minacciato di andarsene lo ha sempre fatto per troppo amore nei confronti della Roma. Per scuotere l’ambiente e la società. Quasi con un fine “educativo”. I tifosi della Roma sono abituati a questo. E ora caro Daniele, non capiscono cosa stai combinando. Dov’è finito il tuo amore per questa maglia, la tua voglia di vincere a Roma. Non capiscono come tu possa essere attratto dai soldi dei beduini o dal blasone del Real. Anche chi era convinto che la firma fosse solo un atto formale, oggi è confuso e comincia a temere il peggio. Gli scommettitori inglesi, poi, danno l’affare ormai concluso. Noi pensiamo che questo catastrofismo sia esagerato. Siamo convinti, anche in queste ore, che la firma arriverà. Perché alla fine è giusto che vada così, ma soprattutto perché lo vuole De Rossi (meno il suo agente…). Tra la Roma e Daniele non ballano solo milioni. Quelli, come abbiamo detto, sono tanti, grazie al sacrificio degli americani. Ballano soprattutto sentimenti e prospettive di vita. La scelta è tra il diventare uno dei tanti Paperoni che giocano per il soldo (cosa legittima, per carità) o uno di quei privilegiati che indossano la maglia della squadra del cuore, di cui sono capitani e simbolo, e guadagnano pure tanto. Essere il simbolo della Roma a Roma non è come fare il Del Piero a Torino. Chiedetelo a Totti cosa voglia dire. Nella migliore delle ipotesi significa non poter girare per il centro di Roma, non chiudere occhio prima e dopo un Derby, prendersi le “bombe carta” quando le cose vanno male… Ma vuol dire soprattutto…
…gioire, piangere, lottare ed esultare per un qualcosa in cui credi, di cui sei fatto e che ti riempie il cuore. Vuol dire vivere ed essere oggetto di un amore grande di cui da soli non si è capaci. Nella tua città, a casa tua, vicino a tua figlia Gaia e a quei vecchi e nuovi affetti di cui sei circondato e a cui tieni tanto. E’ la scelta di una vita, alla faccia di quei 10milioni di bigliettoni verdi