Roma, un’altra sconfitta. L’ottava in questo campionato. Un record, in negativo. Ma non si può passare una settimana per pirla e quella successiva per dei geni del calcio moderno. Questo giochino lo lasciamo volentieri a quel tritacarne mediatico in salsa romana che ancora rimpiange la Sensi insieme a tutto il suo codazzo. Lo avevamo detto dopo la roboante vittoria col Cesena; lo avevamo ribadito dopo la delusione di Cagliari; lo abbiamo ridetto dopo lo strepitoso successo contro l’Inter, mettendo però le mani avanti sulla “pericolosità” del Siena e sulla “fragilità” della Roma. Così è stato. E non lo dico per dimostrare che noi siamo i più bravi e che ci azzecchiamo. Avremmo preferito sbagliare tutte le nostre previsioni più negative. Purtroppo, però, al momento è questa la realtà di un cantiere come la Roma. Pensando alla rubrica, l’altro giorno, avevo immaginato un titolo del genere: “la danza del gambero”. Sì perché questa Roma fa un passo in avanti e due indietro. E pare ormai inevitabile. Il sistema di gioco, a volte così eccessivamente raffinato da sembrare perfino barocco e metafisico, è difficile da digerire. Ci sono troppe variabili da tenere in considerazione, a partire dalle contromisure degli avversari di turno che, ad ascoltare bene la critica, passano tutti per dei nuovi Archimede del calcio, una volta Montella, un’altra Ballardini, per non parlare di Sannino. Nessuno però dice che non ci vuole poi molto ad architettare e proporre uno schieramento col 6-5-0 come quello visto a Siena. Ricordiamo che Sannino, addirittura, non ha portato attaccanti in panchina, solo difensori (tanti) e centrocampisti. Niente di irregolare, per carità. La pratica del catenaccio in Italia ha una tradizione centenaria, e a molti di una certa età piace anche. Personalmente non l’ho mai trovato divertente. Capisco che per squadre in lotta per la salvezza, tali espedienti tattici possano portare un qualche beneficio a livello di punti e di classifica. A Luis Enrique toccherà addestrare bene i suoi per affrontare anche questo ritorno di “catenaccio”: perché è chiaro che il possesso palla bulgaro di Siena (oltre il 70%) non serve a scardinare difese chiuse come quella del toscani. Bisogna trovare al più presto dei rimedi. E credo che le giuste critiche alla Roma per l’ultima prestazione, vadano un tantino riviste. E’ vero, i giallorossi hanno giocato forse la loro peggiore partita, ma a parte un’occasione nel primo tempo sui piedi di Destro e il rigore (inventato), i ragazzi di Luis Enrique non hanno praticamente mai rischiato nulla. Come sempre hanno tenuto il pallino del gioco, non riuscendo però mai a far male. In questi casi, quando si affrontano squadre che si difendono in undici, l’unico modo per scardinarle è sfruttare la qualità dei singoli, la loro capacità di saltare l’uomo e di andare in porta. Ma di qualità questa Roma ne ha davvero troppo poca: molti giocatori buoni, come Taddei, si sono adattati ad un ruolo che non è il loro. Quei pochi dai piedi buoni, come Lamela e Pjanic, sono ancora troppo giovani e faticano a dare continuità alle loro prestazioni. Ora come ora è inutile star qui a menarsela: questo problema, ad oggi, è irrisolvibile. Salviamo comunque le preziose indicazioni per Walter Sabatini in ottica mercato estivo. Mi rimane un ultimo sassolino che vorrei togliermi, soprattutto dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Antonio Conte post Parma. In perfetto stile mourinhano, il tecnico della Juventus dopo l’ennesimo pareggio ha attaccato gli arbitri parlando di complotti contro la sua squadra. Le stesse esternazioni di Beppe Marotta a seguito dell pareggio casalingo contro il Siena. Evidentemente le “grandi” fanno così: appena possono, a torto o a ragione, si lamentano, si scagliano contro le presunte ingiustizie, il sistema corrotto, la sfortuna e a volte contro i loro stessi giocatori. Troppo spesso però dimenticano i favori ricevuti. Un brutto viziaccio tutto italiano: se perdi è colpa di un altro, se vinci è merito tuo. In questo clima da lacrime di coccodrillo che bello vedere e ammirare lo stile nuovo della Roma american-spagnola: mai un cenno agli arbitri o alla sfortuna. Alcuni esempi: la Roma vince a Napoli e Luis Enrique ammette di aver avuto fortuna. A Catania, dopo l’interruzione della partita, il tecnico della Roma dice che i suoi avrebbero dovuto stare sotto di quattro gol, senza parlare di un rigore grosso come una casa non dato per atterramento in area di rigore di Rosi. A Cagliari i giallorossi perdono per 4-2 con un gol in fuorigioco dei sardi e un rigore negato su Kjaer: a fine partita nemmeno un accenno agli arbitri. Luis Enrique si assume tutte le…

 

…responsabilità della sconfitta. A Siena la Roma perde per un rigore inesistente e la società non parla del torto arbitrale ma chiede scusa ai tifosi per la pessima prestazione della squadra. E c’è di più: l’autore del non-fallo da rigore, Kjaer, su Twitter si è sfogato dicendo, in modo posato ed educato, di sentirsi truffato. La Roma cosa fa? Prende posizione contro il giocatore e vieta ai propri associati l’uso di Twitter per commentare partite o episodi particolari. Che dire, sti americani sembrano dei veri marziani. Speriamo che il nostro calcio malato e viziato non li rispedisca su Marte.