È una dura e ferma condanna all’operazione Freedom Edge – che a breve definiremo nel dettaglio – quella che arriva dal ministero degli Esteri della Corea del Nord, che arriva anche ad ipotizzare ritorsioni durissime nel pieno della sua dottrina militare: questa è l’estrema sintesi di una nota diffusa nelle ultime ore e che punta il dito contro Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud che tra il 27 e il 29 giugno hanno organizzato un’esercitazioni congiunta al largo della repubblica nordcoreana. Facendo un passo indietro prima di arrivare alla posizione della Corea del Nord vale la pena ricordare che da giovedì centinaia di navi, aerei e portaerei americane, giapponesi e nordcoreane si sono mosse nelle acque al largo di Pyongyang con lo scopo (o almeno: quello dichiarato ufficialmente) di testare le rispettive capacità di difesa e attacco delle tre potenze.



Un accordo che ha fatto infuriare il leader nordcoreano che arriva anche a parlare – pur riconoscendo che in passato ci sono state “molte esercitazioni congiunte, [ma nessuna] su larga scala con un nome speciale” – di una “versione asiatica della Nato“. Secondo la Corea del Nord l’operazione Freedom Edge “nasconde il disegno strategico degli Stati Uniti di intensificare le tensioni militari regionali, esercitare pressioni sull’Estremo Oriente della Russia e assediare la Cina”.



La condanna della Corea del Nord e la minaccia: “Risposta aggressiva e travolgente”

“Non è altro – continua la durissima nota diffusa dalla Corea del Nord contro States, Giappone e Sudcorea – che retorica per eludere le critiche internazionali sulla formazione di un blocco aggressivo”; peraltro motivato da un accordo che “specifica l’immediata cooperazione tripartita per far fronte a qualsiasi minaccia” sul chiarissimo modello “del principio di difesa collettiva della Nato secondo cui essa mobilita le proprie capacità di difesa se un paese membro viene attaccato, considerandolo come un attacco contro tutti”.



Il succo (ovvio) del discorso è che la Corea del Nord condanna fermamente – invitando i suoi alleati nell’area asiatica a fare lo stesso – l’esercitazione militare, considerata dal leader supremo una dimostrazione “che il blocco militare tripartito che gli Stati Uniti avevano cercato di istituire per decenni, è diventato una forma presente perfetta, non continua o futura”. La chiusura della nota è in pienissimo stile Kim Jong-un con la promessa di proteggere “la nostra sovranità nazionale, gli interessi di sicurezza e la pace regionale attraverso azioni aggressive e travolgenti“.