Altissima tensione fra la Corea del Nord e quella del Sud dopo che Kim Jong-un ha deciso di far letteralmente saltare in aria l’edificio sul confine che serviva alle due autorità per dialogare. L’esplosione è avvenuta nella giornata di ieri, una data non casuale visto che ricorreva il 20esimo anniversario del primo summit tra le due Coree. Eccesso di legittima difesa quello di Pyongyang, in quanto il “bombardamento” è giunto dopo che alcuni attivisti del Sud avevano fatto pervenire nel Nord, attraverso dei palloncini, dei volantini di propaganda da parte dei disertori nordcoreani che si erano rifugiati al Sud. L’atto è stato ritenuto ostile e Seul non è riuscita ad evitarlo. Nel contempo il regime di Kim sta preparando a sua volta il lancio di materiale di propaganda socialista per informare il Sud in una “battaglia di volantini con il nemico”. C’è però il sospetto che l’escalation sia stata architetta ad hoc da parte del governo presieduto da Kim, proprio per trovare un pretesto per attaccare. La reazione di Moon comunque non si è fatta attendere, invitando il collega del nord a rispettare gli accordi, mentre l’esercito mantiene il monitoraggio delle aree di confine. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
COREA DEL NORD, FATTO ESPLODERE L’EDIFICIO DEL DIALOGO
In Corea del Nord il leader Kim Jong-un ha fatto esplodere l’edificio a cavallo sul confine fra le due Coree, simbolo del dialogo. Ad anticipare la questione era stata negli scorsi giorni la sorella dello stesso dittatore, Kim Yo Jong, fra i principali consiglieri dell’inquilino di Pyongyang, commentando l’edificio di cui sopra con le parole: “l’inutile ufficio di collegamento tra Nord e Sud (nella città nordcoreana di Kaesong, vicino al confine), che presto potrebbe finire in macerie“. Quella di Kim Jong-un sarebbe stata una semplice quanto violenta reazione nei confronti dei nemici del sud, “tecnicamente ancora in guerra – ricorda la Bbc – perché non è stato raggiunto un accordo di pace alla fine della guerra nel 1953”. Nel dettaglio, alcuni attivisti sudcoreani avrebbero lanciato volantini di propaganda oltre il confine, un’azione che non sarebbe stata digerita da Kim, che avrebbe così deciso di “schiacciare il bottone”.
COREA DEL NORD, LA SORELLA DI KIM ANNUNCIA AZIONI MILITARI
A darne notizia è stato il Ministero dell’Unificazione sudcoreano, che ha appunto comunicato l’esplosione della sede dell’ufficio di collegamento fra le due Coree situato di preciso a Kaesong, la città più a sud dell’intera Nord Corea. L’edificio è stato distrutto nel dettaglio alle ore 14:49 locali, e permetteva, dopo l’apertura del 2018, una comunicazione fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, avendo quindi un’importantissima valenza politica e sociale. L’edificio era stato chiuso lo scorso mese di gennaio per via dell’epidemia di coronavirus, e la distruzione delle scorse ore è stata percepita immediatamente come il desiderio della Corea del Nord di interrompere bruscamente il dialogo con i vicini del sud, dopo giorni in cui Pyongyang ha minacciato attacchi militari ai vicini. A riguardo, Kim Yo Jong aveva annunciato di volere “rompere con le autorità sudcoreane”, aggiungendo che i militari avrebbero “compiuto azioni” contro la propaganda del Sud. “Esercitando il potere conferitomi dal leader supremo, dal partito e dallo Stato – aveva aggiunto – ho detto al dipartimento responsabile dei rapporti con il nemico di portare avanti la prossima azione, con decisione. Il diritto di agire contro il nemico è stato dato allo stato maggiore del nostro esercito”.