NORD COREA SI SCHIERA CON PUTIN (E CINA)
«I giorni in cui gli Stati Uniti regnavano sono finiti»: è durissimo il comunicato diffuso dalla Corea del Nord in merito alla guerra in Ucraina, schierandosi apertamente con la Russia di Putin e contro l’Occidente a guida Usa. Fin qui nulla di strano, tant’è che Kim Jong-un prosegue nel suo piano di test missilistici come già avvenuto in passato: la novità riguarda semmai un mezzo “incidente” diplomatico avvenuto sull’asse Pechino-Washington nel pieno del conflitto ucraino.
Ma andiamo con calma e partiamo da Pyongyang: nella guerra scatenata da Putin, un alleato “atteso” come il dittatore comunista Kim Jong-un rilancia il comunicato anti-Ucraina: a provocare l’offensiva russa è stata «la politica egemonica e arbitraria adottata da Washington». Nella medesima nota diffusa dal Ministero degli Esteri nordcoreano si legge poi come siano state ignorate «le legittime richieste della Russia sulla sicurezza», dunque la causa principale della guerra in Ucraina affonda le radici «nell’ostinazione e nell’arbitrarietà degli Stati Uniti» nel perseguire gli obiettivi come «l’egemonia mondiale e la superiorità militare». Non solo, la Corea del Nord accusa poi gli States di profonda «ipocrisia» in quanto avrebbero «imbellito le ingerenze negli affari interni degli altri Paesi come impegno per la pace e la stabilità del mondo mentre denunciano senza motivo misure di autodifesa adottate da altri Paesi per la propria sicurezza nazionale come ingiustizie e provocazioni».
LANCIATO NUOVO MISSILE BALISTICO NEL MAR DEL GIAPPONE
Per tutti questi motivi, i giorni del “regno Usa”, conclude la Nord Corea nel duro comunicato da Pyongyang «sono finiti. Gli Stati Uniti e gli alleati della Nato sono un prodotto della Guerra Fredda» che minacciano la sicurezza della Russia di Putin. Nella notte sempre Kim ha deciso di lanciare un nuovo test con missile balistico lanciandolo verso il Mar del Giappone: è il settimo da inizio 2022 e da Seul – dove si terranno le Elezioni Presidenziali il prossimo 9 marzo – temono un’ulteriore escalation nelle prossime settimane, in concomitanza con il voto della Corea del Sud e della guerra in Ucraina. Ma appunto dicevamo, la Cina: dopo aver continuamente invaso gli spazi aerei di Taiwan minacciando ritorsioni sempre più frequentemente contro l’isola da loro considerata «storicamente cinese», l’ombra di Pechino contro l’Occidente cresce sempre più. Se è vero che Putin non ha particolarmente gradito l’astensione di Xi Jinping presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla guerra ucraina, è altrettanto vero che nelle ultime ore alcune dichiarazioni rilasciate dal Ministero degli Esteri cinese hanno lasciato più di una perplessità. Lijian Zhao, il portavoce ufficiale del ministero degli Esteri di Pechino, ha diffuso sui social un attacco frontale agli Usa sulla scia di quanto già fatto dalla Nord Corea: «Non dimenticare mai chi è la vera minaccia per il mondo», scrive Zhao postando l’elenco degli attacchi con bombe americane dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi, definendole in maniera sprezzante “Il Democracy World Tour”. Un post “incendiario” è stato poi lanciato dal Ministro in persona, Wang Yi, salvo poi cancellare poco dopo rendendosi conto di essere uscito dall’apparente “neutralità” pronunciata dalla Cina sulla guerra in Ucraina: «sono loro ad avere cominciato la guerra, non la Russia». Il “cordone” anti-Occidentale si fa dunque sempre più a profilare: Pyongyang, Pechino, ma anche Cuba, Sudan e Siria. Se non è già una “terza guerra mondiale”, poco ci manca…