Ad ulteriore riconferma che la Liga ha tutta l’intenzione di tornare in campo per chiudere la stagione regolare, una volta che l’emergenza sanitaria per la pandemia da coronavirus sarà superata, oltre alle parole di Tebas, è arrivato anche l’ultimo accordo tra federazione e assocalciatori spagnola, per definire le modalità del rientro in campo. Anzi è di solo poca fa l’annuncio di una quadra trovata RFEF e AFE per definire le migliori condizioni di rientro (sempre se sarà possibile chiudere il campionato), fissando dunque a 72 ore (3 giorni) il gap tra un match e l’altro, per ogni club. La federazione infatti ha rimandato al mittente (la Liga) la proposta di giocare ogni 48 ore, volendo salvaguardare maggiormente la salute dei giocatori (che verrà monitorata costantemente), che pure potrebbero venir costretti a giocare nei mesi più caldi, pur di giungere alla conclusione dei campionati. Proprio per questo la federazione, imponendo l’intervallo dei tre giorni, ha pure deciso di introdurre durante la partita due soste, una per tempo, per permettere ai giocatori di idratarsi. Al momento poi nel comunicato della RFEF non si fa riferimento all’apertura al pubblico dei match, ma pure pare ormai scontato che fino all’anno prossimo gli stadi rimarranno chiusi. (agg Michela Colombo)



CORONAVIRUS LIGA, TEBAS: ANNULLAMENTO? DIBATTUTO STERILE

Sono giorni caldi anche per il calcio spagnolo, ovviamente stoppato dopo l’esplosione dell’emergenza sanitaria per la pandemia da coronavirus, ma proprio oggi a fare un po’ di chiarezza sulle prospettive future della Liga è arrivato lo stesso presidente Javier Tebas che in una lunga videoconferenza aperta ai giornalisti, ha dato alcune indicazioni. In primo luogo che, nonostante l’emergenza, è prioritario per il sistema calcio che si torni in campo, quando ovviamente vi saranno le condizioni di sicurezza: mossa necessaria anche  per evitare una perdita economica per il momento stimata al miliardo di euro.



Nessun’idea dunque di chiudere anticipatamente il campionato e annullare la stagione: “Questa è una cosa che mi appare solo quando dormo, sotto forma di incubo. In ambito sportivo né in Spagna né in Europa si è pensato a questa ipotesi perché mancano settimane prima che eventualmente possa succedere. Ci penseremo solo quando effettivamente, calendario alla meno, non potremo più giocare. Oggi questo è un dibattito sterile”.

CORONAVIRUS LIGA, LE DATE IPOTIZZATE PER IL RIENTRO IN CAMPO

Per la Liga dunque non vi sono al momento altri scenari se non quello di un rientro in campo: rimane solo da capire quando e con che tabella di marcia. In tal senso lo stesso Tebas è apparso molto chiaro: “Sono allo studio tre possibilità. La prima, se si parte a fine maggio è quella di giocare le competizioni nazionali in giugno e quelle internazionali in luglio. La seconda, se iniziamo ai primi di giugno, di giocare tutte le competizioni insieme fino a fine luglio. E la terza, con ritorno in campo a fine giugno, prevede i campionati in luglio e le coppe europee ad agosto”. Ma non solo: il numero 1 della Liga si è pure portato avanti ipotizzando anche alcune date: “Stiamo considerando l’idea di tornare a giocare in Spagna e in altri Paesi europei il 29 maggio, o in alternativa il 6 giugno o il 28 giugno”. Il piano dunque per il prossimo futuro del calcio spagnolo pare ben delineato dunque, sempre chiaramente, se l’emergenza sanitaria rientrerà.



CORONAVIRUS LIGA: TEBAS E LA SERIE A

Nella poi lunghissima intervista concessa alla stampa internazionale Tebas ha toccato molti altri argomenti, dalla riduzione degli stipendi dei giocatori, fino alle regole del fair play finanziario, toccando anche la proposta di una Superlega, ma pure il nostro campionato. Anzi a tal proposito Tebas ha detto la sua su un vagheggiato approdo di Leo Messi nella Serie A, di cui si è parlato recentemente. Il commento del numero 1 della Liga è però in tale senso netto, e per noi ben poco onorifico: “Non penso che l’arrivo di Messi possa risolvere i problemi della Serie A, che sono legati alla pessima relazione tra debiti, alti, e incassi, insufficienti. Le cifre della Serie A sono stressate, e questi problemi economici non li risolve certo Leo Messi”.