Giuseppe Conte batte i pugni sul tavolo di Bruxelles e dopo il meeting con gli altri leader della UE si inserisce a pieno titolo nel fronte dei Paesi che non hanno accettato la prima bozza di accordo per delineare la strategia anti-crisi economica dovuta alla pandemia da Coronavirus. Infatti la proposta del premier italiano di utilizzare i cosiddetti coronabond (riproposizione di quell’antica idea, mai realizzata, degli eurobond) ha creato una spaccatura con gli Stati del nord Europa più rigoristi e la stesa Germania che invece preferirebbero attivare il tanto criticato MES che per ora è stata rinviata. Ma cosa sono i coronabond e perché potrebbero essere di grande aiuto al Governo italiano per fronteggiare la difficile congiuntura economica e una recessione che investirà tanti altri Paesi? Innanzitutto, come accennato, si tratta della riattualizazione di una vecchia idea, quella degli eurobond, che è stata ventilata tante volte negli ultimi anni e in particolare nel biennio 2011-2012 quando il Vecchio Continente era stato investito dalla precedente congiuntura economica negativa: anche in quel caso il “nein” del Governo guidato da Angela Merkel e il fronte dei Paesi scandinavi mandò in fumo il progetto. Che l’attuale emergenza sanitaria possa fare da volano a una proposta che tuttavia vede gli Stati europei spaccati, con Italia e Spagna in testa (ovvero dove si conta il maggior numero di contagi da Covid-19 e di vittime) che alla prossima riunione fra due settimane ritorneranno alla carica?



COSA SONO I CORONABOND E COME FUNZIONANO

Per spiegare cosa sono i coronabond innanzitutto bisogna ricordare che le obbligazioni o bond in ambito finanziario sono dei titoli di debito emessi da società o altri enti che poi alla scadenza del dato periodo garantiranno il diritto al rimborso del capitale prestato e a cui vanno aggiunti degli interessi. Chi chiede una obbligazione (un esempio sono i titoli di Stato) lo fa perché questo strumento consente di fare un investimento oltre che di avere subito una ingente liquidità; altre caratteristiche delle obbligazioni è che il loro prezzo è noto alla data di scadenza e hanno un rendimento positivo. Ciò detto ecco che i bond sono obbligazioni emesse da delle banche caratterizzate da profili di rischio relativamente bassi (diversamente dalle azioni) e appunto che garantiscono liquidità elevata. Dunque di conseguenza i coronabond sarebbero una sorta di meccanismo che redistribuisce i debiti tra gli Stati Membri della UE (questo è il motivo perché i Paesi più rigoristi, guidati dalla Germania, e con debito pubblico più basso si oppongono).



DALL’IDEA ORIGINARIA DEGLI EUROBOND ALLA PROPOSTA DEL PREMIER CONTE

In sostanza i Coronabond sarebbero, nel modo in cui almeno dovessero essere concepiti, come obbligazioni del debito pubblico emesse dai singoli Stati ma garantite di fatto da tutti gli altri Paesi dell’Unione: in realtà il meccanismo in cui funzionerebbero allo stato dell’arte è ancora ipotetico anche perché tra coloro che li propongono ci sono delle sfumature diverse; il punto comune è che quindi ogni Governo chiederebbe agli altri dei soldi in prestito per poter finanziare i propri interventi nei settori oggi posti più sotto pressione dall’emergenza Coronavirus (primo su tutti la Sanità, ma pure il rilancio delle infrastrutture, altri ambiti economici e così via): infatti i coronabond sarebbero emessi per aiutare quei Paesi che hanno capacità di spesa ridotte al fine di rilanciarsi una volta che auspicabilmente l’emergenza sarà finita. Secondo alcuni esperti questi titoli comuni nella Zona Euro dovrebbero essere emessi a tassi ovviamente bassi dal Fondo Salva-Stati. Volendo quantificare a spanne quale è la richiesta del premier Conte e il volume di titoli di obbligazionari che sarebbero erogati si parla all’incirca di 500 miliardi di euro totali e che sarebbero garantiti dalla BEI (Banca Europea per gli Investimenti) o eventualmente da altre istituzioni.

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