Nella conferenza stampa con cui ha annunciato la proroga delle misure restrittive per l’emergenza coronavirus fino al 3 maggio, Giuseppe Conte ha commentato anche il risultato dell’Eurogruppo che ha aperto alla possibilità di ricorrere al Mes senza condizionalità, ma solo per spese relative all’emergenza sanitaria e per una cifra fino al 2% del Pil, ma pare aver chiuso la porta ai coronabond su cui il Governo italiano aveva molto spinto. “Le proposte dell’Eurogruppo sono un primo passo verso una risposta europea: Gualtieri ieri ha fatto un gran lavoro. Ma è un primo passo che l’Italia, e su questo siamo pienamente d’accordo con Gualtieri, giudica ancora insufficiente”, ha detto il Premier. Parole che ci vengono ribadite da Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia: «È stato fatto un passo in avanti notevole, che riguarda una modifica sostanziale delle regole del Mes. Fino a ieri l’utilizzo del Meccanismo era sempre con condizionalità, oggi non lo è più per quanto riguarda le spese sanitarie. D’altra parte in questo frangente la priorità della sanità è tale che mi pare assolutamente giusto che l’Europa abbia compreso questo punto».
L’Italia a questo punto farà ricorso al Mes?
Questa è una valutazione che sarà fatta sulla base dell’andamento complessivo della trattativa. Noi non ci consideriamo soddisfatti, riteniamo l’esito dell’Eurogruppo solo un primo passo e intendiamo continuare a dare battaglia per dar vita a ulteriori finanziamenti e strumenti. Adesso la palla passa ai capi di Stato e di Governo e al Consiglio europeo si vedrà se la soluzione diventerà anche quella che noi assieme ad altri Paesi stiamo portando avanti. È una battaglia politica vera.
L’Italia quindi non molla sui coronabond?
Non molliamo su un’idea complessiva di Europa che deve avere una propria concezione di solidarietà. La posizione diciamo molto chiusa da parte dell’Olanda in particolare, ma anche della Germania, sembra non tenere conto di quel che sta succedendo anche in chiave di trasformazione dei mercati e delle abitudini degli stessi europei. Penso che la discussione sarà serrata, ma comporterà anche delle novità.
A proposito di novità, il suo partito, il Pd, ha appena presentato una proposta di contributo di solidarietà per i redditi superiori agli 80.000 euro l’anno.
In questo momento si tratta di un’idea che rappresenta un richiamo alla necessità di contribuire e dare un sostegno in una una situazione generale che vede tante persone in difficoltà. È un contributo che mira alla solidarietà generale.
Gli altri partiti della maggioranza non sembrano aver accolto positivamente la proposta. Cercherete una sintesi o siete pronti anche a ritirarla?
Abbiamo sempre cercato di procedere uniti e con delle mediazioni: lo faremo anche questa volta, provando a fare capire le nostre buone ragioni.
La proposta può sembrare una patrimoniale…
No, non c’entra niente.
È di giovedì l’appello dei presidenti delle Confindustrie di quattro regioni del nord, che chiedono la riapertura delle imprese, ovviamente in piena sicurezza. Un tema importante visto che più le aziende rimangono chiuse, più si rischiano posti di lavoro.
È assolutamente comprensibile la spinta degli industriali, ma più le persone si ammalano, più ci sono vittime, maggiore sarà il danno economico, non solo sociale. Procediamo quindi con prudenza, cominciamo a discutere davvero sulle modalità della riapertura. Noi ci siamo affidati alla comunità scientifica, seguiamo anche il loro consiglio, evitando forzature sia nell’eccesso di chiusura che in quello di apertura, perché il punto di equilibrio è quello che ci salverà.
Bisognerà continuare a ragionare per settori com’è stato fatto finora o piuttosto valutare anche le condizioni di sicurezza che possono essere garantite anche in quelle aziende che svolgono attività non essenziali?
Ci vuole certamente una valutazione sui dispositivi di sicurezza, ma al tempo stesso ci vuole un’idea sui mercati potenziali, perché diversamente rischiamo di far aprire aziende in una situazione in cui non ci saranno clienti o acquisti. Io credo che occorra favorire la possibilità che queste aperture raggiungano l’obiettivo. Pensiamo al turismo: è un settore molto esposto, bisogna valutare il momento in cui riaprire e sostenerlo nelle difficoltà, perché non ripartirà come prima, ma al tempo stesso bisogna incentivare la possibilità che ci sia un po’ di turismo domestico, altrimenti con la riapertura si rischia di avere solo un aumento dei costi fissi.
A questo proposito, le associazioni di categoria del settore turistico hanno chiesto un maggior impegno da parte del Governo. Ci sarà già qualche intervento nel decreto di settimana prossima?
Vedremo, perché questo provvedimento sarà ancora dedicato all’emergenza. Nel caso del turismo, come ho detto, bisogna mettere insieme sia l’emergenza che la prospettiva, quindi stiamo studiando delle proposte che possano sostenere il settore, ma questo è condizionato anche dalle date della riapertura.
Tornando al suo ragionamento sui mercati potenziali, ci sono aziende, come nel settore siderurgico, che potrebbe tornare molto utili per la produzione di bombole di ossigeno e altri dispositivi sanitari, ma che non rientrano nelle attività essenziali. Non devono poter riaprire?
Tutto ciò che è utile all’emergenza sanitaria deve avere un canale di priorità. Sul resto penso che ci voglia una discussione congiunta Governo-Parti sociali.
Pensa che questo incontro possa già esserci la prossima settimana?
Non lo so, me lo auguro.
A inizio settimana è stato varato il decreto liquidità, ma alcune associazioni di categoria hanno evidenziato che le procedure previste per i prestiti sopra i 25.000 euro rischiano di far arrivare la liquidità dopo diverso tempo.
Sotto i 25.000 euro non è nemmeno prevista la valutazione di merito preventiva delle banche, c’è una copertura di garanzia al 100%, quindi non esistono problemi “burocratici” di sorta. Per le cifre superiori e fino a 800.000 euro c’è la valutazione di merito, ma c’è anche la garanzia al 100% che rappresenta un punto di sicurezza non marginale. Per le cifre ancora più alte è evidente che il discorso è diverso. Sappiamo bene che siamo di fronte a una situazione di emergenza e che occorre accelerare i tempi, ma va anche detto che abbiamo previsto che si possa accedere a questi prestiti agevolati fino al 31 dicembre, non c’è un click day, quindi c’è la possibilità di programmare le proprie richieste alle banche e di fare una valutazione sia dell’urgenza che dei piani che ogni impresa intende perseguire.
Lei ha già annunciato che l’indennità per i lavoratori autonomi verrà portata da 600 a 800 euro. Intanto però il decreto liquidità ha creato problemi per i professionisti che non siano iscritti esclusivamente alle casse private di riferimento, le quali hanno di fatto bloccato l’erogazione dell’indennità…
Sì, ma verrà di sicuro trovata in tempi brevi la soluzione per consentire lo sblocco.
Oltre all’innalzamento dell’indennità a 800 euro, nel decreto di settimana prossima quali altre misure ci saranno?
Ci sarà un allargamento e un allungamento dei tempi della Cassa integrazione guadagni. E poi un reddito di sostegno a quelle fasce sociali che si trovano senza reddito e senza protezioni.
Su questo che è già stato ribattezzato “reddito di emergenza” non mancano polemiche visto che si parla di darlo anche a chi svolgeva un’attività in nero…
È un punto di approccio sbagliato, non si tratta affatto di ragionare sul lavoro in nero o regolare, ma si tratta di ragionare su chi ha fame e chi no.
Ci sono già delle idee sull’importo da erogare?
No, ma dovrebbe essere in linea con quanto previsto per le partite Iva.
Saranno comunque previste limitazioni per evitare abusi…
Queste sono questioni di merito che verranno valutate nel momento della stesura del decreto.
(Lorenzo Torrisi)