Giungono dettagli in più in merito all’infezione da coronavirus presso il Palazzo di Giustizia, o tribunale, di Milano. Due i casi positivi: uno lavora alla sesta sezione civile, mentre l’altro in penale, presso la sezione misure di prevenzione. Entrambi sono attualmente in isolamento ma non versano in gravi condizioni. Trenta invece le persone che si sono messe in autoisolamento, di cui 15 giudici e 15 del personale amministrativo, in contatto costante con le autorità sanitarie per comprendere le loro condizioni fisiche. Bisognerà ora capire se l’auto-isolamento potrebbe estendersi a tutti coloro che sono entrati in contatto con i due casi positivi di cui sopra, nel frattempo, sono state sospese le udienze delle due sezioni, con il sesto piano completamente evacuato per la sanificazione. Il presidente del Tribunale Roberto Bichi, ha affermato: “Speriamo rimangano casi isolati, altrimenti dovremmo prendere ulteriori provvedimenti”. Così invece ha scritto l’avvocato Mirko Mazzali su Facebook: “Stanno evacuando il sesto piano del Tribunale, due casi fra i giudici. Teniamolo pure aperto il Tribunale per fare udienze che possono benissimo farsi fra un paio di mesi senza che succeda nulla. Si devono fare solo le udienze urgenti, non è difficile da capire”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CORONAVIRUS, 2 MAGISTRATI MILANO CONTAGIATI, CAOS TRIBUNALE

Siamo nella «settimana decisiva» per l’emergenza Coronavirus, ma nell’attesa si segnalano nuovi problemi non solo per scuole, economia, turismo e imprese: ora anche il Tribunale di Milano diventa un “caso” dopo che due magistrati del Palazzo di Giustizia più grande d’Italia sono risultati positivi al primo tampone del Sars Cov-2. Sono più di 7mila le persone che ogni giorno, di norma, affollano la cittadella giudiziaria tra udienze, scadenze e processi al proprio interno: ecco, già negli scorsi giorni erano state messe in discussione le misure “soft” decise dai vertici del Tribunale che non avevano chiuso del tutto la Procura, a differenza di altri enti e luoghi di Milano, pur davanti ad alcuni contagi avvenuti tra avvocati e cancellieri. Ora però il contagio di due magistrati mette a rischio sia lo svolgimento dei processi che delle pertiche anche più semplici: gli accorgimenti precauzionali avevano visto le udienze aperte solo “alle persone strettamente necessarie” ma ad oggi il provvedimento rischia di esser stato troppo morbido, visti i risultati. Come spiega l’Agi, i due magistrati positivi al Coronavirus sono al momento ricoverati in buone condizioni presso l’ospedale Luigi Sacco di Milano, ma è forte “caos” attorno all’interno mondo della giustizia al Nord Italia. A Lodi il Tribunale si è fermato del tutto, con rinvio a udienze civili e penali rinviati dopo il 31 marzo prossimo, salvo alcune eccezioni: in ambito penale, si tratta delle convalide e i fermi di detenuti con procedimenti che presentano “caratteri di urgenza” e che coinvolgono i minorenni.



CAOS CORONAVIRUS AL TRIBUNALE DI MILANO: PERCHÈ NON CHIUDE

Tornando al Tribunale di Milano, le prime decisioni della Procura vedono un auto-isolamento di una trentina di persone che hanno avuto recenti rapporti con i due magistrati “positivi”. Si tratta di 15 giudici delle due sezioni e 15 altri del personale amministrativo, in quarantena a casa e con il controllo dell’Ats due volte al giorno con chiamate telefoniche a casa e aggiornamenti sul loro stato di salute. Stamane sono state sospese le udienze delle due sezioni, ma è anche stata disposta una sanificazione urgente degli ambienti: per tale motivo, spiega Repubblica Milano, è stato evacuato il sesto piano anche se per ora non si parla di chiusura totale del Tribunale. Molto critico un avvocato su Facebook (Mirko Mazzali, ndr) «Teniamolo pure aperto il Tribunale per fare udienze che possono benissimo farsi fra un paio di mesi senza che succeda nulla. Si devono fare solo le udienze urgenti, non è difficile da capire». Molto critici sulla non chiusura del Tribunale milanese anche altri elementi e rappresentanti all’interno della Procura: «Una cosa che mi fa arrabbiare è che i giudici stanno seduti sulla loro sedia, con guanti e mascherina, e non hanno nessuno accanto – attacca all’Agi Andrea Soliani, presidente della Camera Penale milanesementre noi siamo tra possibili soggetti che hanno contratto il virus». Altri magistrati invocano la chiusura mentre il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Vinicio Nardo va controcorrente: «Giusto restare aperti come altri uffici pubblici, ma occorre che le misure di prevenzione siano rispettate e non è facile. Fosse per me, darei la possibilità agli avvocati che hanno paura di presentare un’istanza, che dovrebbe essere accolta, di rinvio dell’udienza. Non si può obbligare chi non se la sente in in un momento così. C’è anche da tenere in conto che che per molti avvocati non andare in udienza per due o più settimane costituirebbe un sacrificio economico in alcuni casi impossibile da sostenere».

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