Il coronavirus nelle acque di Torino e Milano già a dicembre. Uno studio dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con Smat, conferma che Sars-CoV-2 circolava molto prima degli allarmi. Strano però che Arpa solo un mese fa abbia detto il contrario, confutando l’ipotesi di una presenza del virus nelle acque italiane. Conclusioni smentite da Iss e Smat, azienda torinese delle acque, secondo cui il coronavirus circolava, ad esempio, anche a Torino molto prima che il 22 febbraio scorso arrivasse il paziente 1 torinese all’ospedale per malattie infettive Amedeo di Savoia, senza contare poi il caso di Codogno. Peraltro, erano stati riscontrati negli ospedali torinesi molti casi di polmonite interstiziale, con caratteristiche che a posteriori risultano compatibili con la sintomatologia del Covid-19. La conferma arriva ora da questa indagine a cui ha lavorato anche Luca Lucentini, direttore del Reparto di qualità dell’acqua e salute dell’Iss. L’analisi documenta la presenza di tracce di coronavirus nelle acque di scarico dell’area metropolitana. Per la precisione, in 14 dei 40 campioni raccolti da dicembre a febbraio in molte città italiane, tra cui Torino e Milano. La prima data è il 18 dicembre.
CORONAVIRUS NELLE ACQUE DI MILANO E TORINO A DICEMBRE
Lo studio ha preso in esame 40 campioni di acqua reflua raccolti da ottobre 2019 a febbraio 2020 e 24 campioni di controllo per i quali la data di prelievo faceva escludere con certezza la presenza del coronavirus. I risultati, confermati da due laboratori diversi attraverso diverse metodiche, hanno evidenziato la presenza di Rna di Sars-CoV-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18 dicembre, il 29 gennaio per Bologna. Invece i campioni di ottobre e novembre 2019, così come i campioni di controllo, hanno dato esito negativo. Si tratta, dunque, di uno studio che può essere utile per comprendere quando il virus ha cominciato a circolare in Italia. I risultati sono tra l’altro coerenti rispetto a quelli francesi, che identificavano tracce del virus in un campione respiratorio risalente alla fine del dicembre 2019. C’è poi uno studio spagnolo che ha trovato tracce di Rna di Sars-CoV-2 in campioni di acque reflue a metà gennaio a Barcellona, quindi 40 giorni prima del loro primo caso di Covid-19. Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute, precisa che «il ritrovamento del virus non implica automaticamente che le catene di trasmissione principali che hanno portato poi allo sviluppo dell’epidemia nel nostro paese si siano originate proprio da questi primi casi». Ma senza dubbio può essere una rete di sorveglianza e monitoraggio.