Che relazione c’è tra l’alimentazione e il coronavirus? Può essere un’arma da utilizzare nella battaglia contro l’infezione Covid-19? Secondo il ricercatore Michael Lustgarten è una ipotesi da prendere in considerazione. Mentre proseguono gli studi e le sperimentazioni cliniche per arrivare allo sviluppo di un vaccino, che però potrebbe non essere disponibile prima di 6-18 mesi, si cercano anche farmaci efficaci contro Sars-Cov-2 per bloccarlo o ridurne la replicazione virale. Anche in questo caso bisogna aspettare per ottenere dei riscontri. Ma per Lustgarten anche alcuni componenti dietetici possono inibire la replicazione del virus. E questo è un aspetto importante, perché quando il virus si replica produce delle copie di se stesso, quindi innesca un sovraccarico virale sistemico che travolge il sistema immunitario invaso. Due proteine importanti per questo meccanismo sono la proteasi principale (Mpro) e la glicoproteina “spike”. Per provare a “interferire” si usano farmaci come la clorochina e l’idrossiclorichina, ma questi e altri farmaci hanno componenti che si trovano in natura, nello specifico in alcuni alimenti.
CORONAVIRUS, ALIMENTAZIONE AIUTA? LA TEORIA DI LUSTGARTEN
Il dottor Michael Lustgarten nel suo articolo spiega che l’esperidina, ad esempio, si trova negli agrumi e nella menta piperita, mentre l’epigallocatechina galleato nel te verde, buccia di mele, prugne, cipolle e nocciole. Il loro docking molecolare (metodo che predice l’orientamento preferito di una molecola verso una seconda quando queste si legano fra di loro) è equivalente o inferiore. “I metaboliti vegetali potrebbero avere una migliore capacità di inibire l’Mpro e la proteina spike”, ha scritto nel suo articolo. Sulla base di questi dati ritiene che l’integrazione di questi alimenti possa rientrare in una strategia importante “per aumentare la difesa endogena contro l’infezione da Sars-CoV-2”. Il problema però è un altro: il dottor Michael Lustgarten non sa la quantità da ingerire per assumere a sufficienza tali sostanze. E specifica: “Proporrei di includere questi alimenti, non di sostituirli con un vaccino o i farmaci approvati dalla FDA”. Peraltro, non sono ancora stati eseguiti studi sulla capacità di questi componenti vegetali di inibire la replicazione del nuovo coronavirus. “Però potrebbe essere una strategia a basso rischio e ad alto rendimento per combattere l’infezione Covid-19”.