Gli asintomatici sono quasi la metà dei malati di Covid-19. È quanto emerge dagli ultimi studi, secondo cui però questi soggetti possono continuare a trasmettere il virus, forse anche per un periodo più lungo dei 14 giorni inizialmente ipotizzati. Inoltre, e questo è un aspetto tutt’altro che irrilevante, l’assenza dei sintomi non comporta l’assenza di danni interni. Queste sono le conclusioni tracciate da Daniel Oran ed Eric Topol, due ricercatori dello Scripps Research Traslational Institute di La Jolla, in California, i quali hanno realizzato uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine. Dall’inizio dell’epidemia abbiamo imparato a conoscere la faccia mortale del coronavirus, quella dei malati in terapia intensiva, ma non c’è solo quella letale. I due ricercatori hanno esaminato diversi campioni: da quello più grande, costituito dalla popolazione islandese, a quello più piccolo, composto dalla cittadina di Vo’ Euganeo. Ma ci sono anche i dati del monitoraggio della Diamond Princess e di altre navi da crociera in quarantena.



CORONAVIRUS, ASINTOMATICI E DANNI AI POLMONI

La percentuale di asintomatici oscilla tra il 40% e il 45% dei malati di Covid-19. Sono perlopiù giovani e donne. Questa percentuale spiegherebbe la rapida diffusione del coronavirus nel mondo. «Persone che non si sentono o non sembrano star male hanno molte più possibilità di interagire con gli altri rispetto a coloro che hanno sintomi», scrivono i ricercatori. E quindi affermano: «Testare solo le persone con sintomi sembra folle». È la Diamond Princess a mostrare i dati più sorprendenti. Il 54 per cento dei 76 asintomatici presenti sulla nave ha mostrato in radiografia di avere delle importanti anormalità sub-cliniche nei polmoni. E questo confermerebbe che all’assenza di sintomi non corrisponde una di danni interni. Questi deficit sottesi sono difficili da trovare ad un primo esame. La percentuale di asintomatici raggiunge addirittura il 96% nelle prigioni statunitensi. L’ipotesi è che gli anticorpi sviluppati per altri virus potrebbero aver “indebolito” le manifestazioni di Covid-19 in questi soggetti.



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