Mentre ci avviciniamo alla Fase 2 del Coronavirus, con tutti i dubbi del caso e tanti punti di domanda su quello che si potrà o non si potrà fare, dal Regno Unito viene lanciato un allarme: a parlare al The Times è Simon Henderson, il rettore dell’Eton College – una scuola privata la cui retta di iscrizione è di 42500 sterline l’anno (circa 48300 euro). Secondo lui “tra molti anni, quando gli storici guarderanno agli eventi del 2020, identificheranno probabilmente il Coronavirus come la causa di profondi cambiamenti”. La parola inglese che viene usata è “trigger”, letteralmente “grilletto”; il parere di Henderson è che le trasformazioni socio-economiche saranno molto simili a quelle che il mondo ha conosciuto dopo le due guerre mondiali. L’Eton College è uno dei più rinomati in Gran Bretagna: lo hanno frequentato personalità come Boris Johnson – e il suo predecessore David Cameron – ma anche l’Arcivescovo di Canterbury e tanti attori e celebrità; il collegio privato ha appena annunciato lo stanziamento di un fondo da 100 milioni di sterline per aiutare i ragazzi che arrivano da ambienti devastati.



“CORONAVIRUS AUMENTA DISEGUAGLIANZE”

Il problema è reale: la chiusura delle scuole si protrae ormai da tempo e gli esperti sono concordi nell’affermare che questo comporterà l’aumento del gap tra i ricchi e i poveri a livello di istruzione scolastica. I dati non mentono, e quelli dell’UNESCO ci dicono che oltre 1 miliardo e mezzo di studenti nel mondo (in percentuale siamo a più del 90% su tutti gli scolari) in questo momento si trovano a casa, impossibilitati a frequentare la scuola che è chiusa in circa 190 Paesi. Gli studenti più poveri in questo modo avranno più difficoltà a raggiungere i loro obiettivi: questo perché si scontrano quotidianamente con problemi quali la mancanza di spazio per lavorare, le risorse per collegarsi online con i programmi scolastici o anche solo gli aspetti psicologici. Dell’argomento si è diffusamente parlato anche e soprattutto riguardo la condizione italiana, ma in tutto il mondo la situazione si sta facendo complicata; sul The Times però si legge anche di un altro problema, ovvero quello che riguarda la disoccupazione derivata dalla crisi economica.



Quello delle diseguaglianze anche a causa degli effetti del coronavirus è un problema che chiama in causa anche gli Stati Uniti, la nazione più ricca al mondo, ma in questo momento ci sono più di 30 milioni di cittadini che non hanno un impiego e sono milioni le piccole attività che hanno chiesto prestiti a fondo perduto per non andare incontro al fallimento. Non solo: settimana scorsa l’ONU ha lanciato un altro allarme, sostenendo che a causa del Coronavirus saranno altre 130 milioni le persone che patiranno la fame, in circa tre dozzine di Paesi nei quali le condizioni di povertà – spesso dovute ad una guerra in corso – sono già critiche. Henderson ha paragonato i danni del Coronavirus a quelli dei bombardamenti di Belgravia (quartiere di Londra) quando “è stato notato che lì le case erano vuote mentre nell’East End si soffriva”. Ha poi aggiunto che “con il Coronavirus le cose sono molto più difficile se sei povero”, ed effettivamente è quello che stiamo notando.

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