I campionati in Europa vanno chiusi. Sembra essere un diktat, se è vero che già due giorni fa avevamo riportato le parole del presidente UEFA Aleksander Ceferin in merito alla decisione del Belgio di terminare in anticipo la stagione (nonostante la pandemia da Coronavirus) e assegnare il titolo al Bruges. Una decisione che era ancora da ratificare dalla federazione (l’aveva presa la Lega) ma che adesso potrebbe essere cancellata: lo ha fatto sapere René Vandereycken, intervistato da Il Secolo XIX. Ex CT della nazionale del suo Paese (tra il 2006 e il 2009), come calciatore ha disputato due stagioni nel Genoa nel biennio 1981-1983 (sempre in Serie A, ma nel secondo campionato non ha praticamente mai giocato) e soprattutto in sette anni con il Bruges ha fatto due finali europee – una in Coppa dei Campioni – perdendole entrambe contro il Liverpool.
Vandereycken ha detto di capire la posizione secondo la quale non si possa aspettare all’infinito, ma anche che in questo momento è impossibile prendere una decisione: l’emergenza Coronavirus è ancora attiva e non ci sono segnali certi circa un calo dei contagi o delle morti. “Si deciderà il 15 aprile, il problema è che l’Uefa minaccia l’esclusione dalle coppe” ha detto l’ex centrocampista; messa su questo piano appare abbastanza scontato che il campionato in Belgio riaprirà i battenti, o che comunque la decisione presa dalla Lega di proclamare il Bruges campione nazionale sarà ricusata dalla federazione. Era un segnale forte, lo è tuttora, da parte del Paese; eppure anche questo potrebbe non bastare, volendo sottostare alle imposizioni della UEFA.
CORONAVIRUS BELGIO: SERVE UNA PRESA DI POSIZIONE FORTE
Il punto adesso è chiaro: non terminare i campionati nazionali vorrebbe dire essere esclusi dalle prossime coppe europee. Possiamo dirlo? Lo diciamo: francamente, la posizione di Ceferin e della federazione europea appare abbastanza esagerata. Ci chiediamo in particolar modo come si possa parlare di sanzioni disciplinari nei confronti di chi cerca di tutelarsi da una pandemia i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti; un conto sarebbe – come già fatto – esprimere una preferenza circa la chiusura dei singoli tornei (e delle coppe europee), un conto è imporre un aut aut di questo tenore. La Uefa, lo ha detto anche Damiano Tommasi parlando della nostra Serie A, ha fatto sapere che la data limite è il 3 agosto; noi continuiamo a sostenere che essere in campo per partite ufficiali in piena estate non è esattamente la soluzione migliore, ma staremo a vedere perché a questo punto c’è ben poco di certo.
Il Coronavirus dunque non impedisce alla Uefa di imporre la sua volontà: questo a meno che tutte le federazioni coinvolte non decidano di fermarsi, chiudere i loro campionati in anticipo e assegnare o meno il titolo, ma comunque venirne a una. In quel caso, escludere tutti dalle coppe significherebbe non disputarle; al netto delle decisioni che arriveranno, diamo ragione a Vandereycken quando sostiene che è impossibile scegliere adesso quando ricominciare, non lo sa nessuno e il punto è proprio questo. Ovvero, cercare di stabilire un calendario che parta da un certo giorno arrivando ad un altro, senza tenere conto del fatto che a maggio i numeri del Coronavirus potrebbero essere aumentati. Chi scrive sostiene come la posizione migliore, visto che siamo ad aprile e i tornei sono comunque “falsati”, resti quella di cancellare la stagione e stabilire un eventuale piano per aiutare le varie leghe nazionali; probabilmente questo non verrà fatto, ed è un peccato perché sarebbe potuto essere un modo per prendere una decisa posizione da parte di tutti.