Il prolungamento isolamento per l’emergenza coronavirus altera i fattori di rischio legati agli stili di vita. E lo stesso effetto producono i livelli di stress, del resto l’Italia sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia. Tutto ciò spinge a stili di vita non salutari. Per questo l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha deciso di accendere i riflettori sul consumo delle bevande alcoliche ai tempi del Covid-19 e sui loro effetti negativi e pregiudizievoli per la salute. I numeri parlano chiaro: in queste settimane è stato registrato un incremento delle vendite di alcolici e superalcolici pari al 180 per cento, anche con consegne a domicilio. Così però ci si espone in maniera imprudente e inconsapevole ad una serie di rischi. Il maggiore consumo di alcol incrementa un calo delle difese immunitarie e quindi l’aumento del rischio di infezioni (qui l’infografica). In questo contesto si inseriscono pure le fake news, il cui aumento è dovuto all’uso maggiore dei social. Peraltro, trovano facile appiglio in un terreno predisposto a stili di vita non salutari.



BERE ALCOL E CORONAVIRUS, I RISCHI E LE FAKE NEWS

L’Istituto superiore di sanità (Iss) smentisce con l’evidenza scientifica le fake news che stanno circolando riguardo proprietà benefiche dell’alcol nei confronti del virus Sars-CoV-2, perché sono inesistenti. Inoltre, quantità moderate di alcol possono avere effetti negativi sull’organismo, sulla sicurezza personale e quella collettiva. Come recentemente ribadito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), non c’è neppure alcuna evidenza scientifica che un moderato consumo di vino o la nebulizzazione di superalcolici contribuisca ad una migliore igienizzazione del cavo orale e della faringe. Per avere un effetto disinfettante, l’alcol dovrebbe avere una gradazione di almeno 63° esponendo però la mucosa ad un potenziale danno diretto, come dimostrato dall’effetto cancerogeno alcolcorrelato. Il consumo di bevande alcoliche, inoltre, pregiudica il sistema immunitario e la risposta anticorpale. Chi ne consuma è esposto ad una maggiore vulnerabilità alle infezioni virali, soprattutto da virus respiratori e polmonari, categoria a cui appartiene il virus Sars-CoV-2, responsabile della Covid-19.

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