Coronavirus Bergamo, situazione di piena emergenza nella città orobica. Tra le più colpite città d’Italia e della Lombardia, registra una percentuale di decessi impressionante: come denunciato dall’Ordine delle professioni infermieristiche, a Bergamo vengono registrati un quarto dei nuovi casi di contagio da Covid-19 della Regione. Ma non solo: a Bergamo si registra il 27% di decessi di tutta la Lombardia, una media di 50 morti al giorno. Gianluca Solitro e Guido Marinoni, i presidenti degli ordini provinciali degli infermieri e dei medici di Bergamo, hanno evidenziato: «La situazione è insostenibile ma non perché i nostri professionisti non possono o non devono ammalarsi: ciascuno di noi dedica se stesso ad aiutare i cittadini e mai si tirerebbe indietro». Per fronteggiare l’emergenza ospedaliera – ieri sono ufficialmente finiti i posti in terapia intensiva – è in arrivo l’ospedale da campo dell’Associazione Nazionale Alpini.
CORONAVIRUS BERGAMO, GORI: “TANTI MUOIONO IN CASA”
Una situazione a dir poco complicata, dunque, come certificato dal sindaco Giorgio Gori ai microfoni di Agorà: «Anziani che muoiono in casa e che non vanno in ospedale? Purtroppo è così, non tutti possono essere portati in ospedale: sono anziani con condizioni cliniche già complicate. Oltre al triste conteggio di decessi diffuso dalle fonti ufficiali, ci sono tante altre persone che stanno morendo in casa o nelle case di riposo». Il primo cittadino ha poi evidenziato: «Secondo me è abbastanza chiaro a tutti gli amministratori locali, che in questi giorni contano un numero di decessi nei loro comuni molto superiore a quello che viene attribuito ufficialmente al virus e molto superiore a quello di questo periodo uno o due anni fa». Infine, da segnalare la toccante testimonianza del direttore de L’Eco di Bergamo Alberto Ceresoli: «Quanti necrologi pubblichiamo? Dieci pagine al giorno da una settimana. Prima chiudevamo alle 21.45, adesso dopo mezzanotte perché i necrologi non finiscono mai di arrivare. In tanti anni di mestiere non mi era mai capitata un’esperienza del genere. Il giornale è l’unico modo per ricordare i propri cari, infatti oltre ai necrologi dedichiamo tante pagine alle storie di chi non ce l’ha fatta e ovviamente di chi resiste», le sue parole a La Stampa.