Sempre grave la situazione connessa alla pandemia di Coronavirus in Brasile, dove il bilancio in termini di contagi e decessi si fa ogni giorno più pesante: il numero di casi registrati fino ad oggi è pari a 438.812, mentre 26.764 persone sono decedute dopo avere scoperto la propria positività al Covid-19. Lo Stato più colpito dall’epidemia è indubbiamente quello di San Paolo che, proprio nel giorno in cui venivano parzialmente riattivate le attività economiche (seppur sotto stretto monitoraggio), chiuse ormai da due mesi per provare a fare fronte al virus e a scongiurarne la diffusione, ha fatto segnare il dato più elevato in termini di nuovi malati in appena 24 ore (6.382), per un nuovo totale di 95.865 cittadini positivi nel solo territorio di San Paolo. Intanto, il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha inviato l’esercito in Amazzonia per fronteggiare l’emergenza epidemiologica, con un provvedimento contenuto in un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
CORONAVIRUS BRASILE: ESERCITO IN AMAZZONIA
Nel decreto di Bolsonaro si legge, tra le altre cose, che è concessa l’autorizzazione allo svolgimento di azioni preventive e repressive contro i reati ambientali, tese alla deforestazione illegale e a combattere gli incendi, prevedendo inoltre che le forze armate agiscano “in coordinamento con gli organismi di pubblica sicurezza”. Nel Paese brasiliano, come riferito da AgenSir, non mancano però le perplessità sulla presenza dell’esercito: davvero serve solo a fronteggiare l’avanzata del Coronavirus nella foresta del Brasile? Senza dimenticare che tale provvedimento va chiaramente contro alla decisione delle autorità di Manaus, che, di fronte a un calo di casi nella capitale, consentono la riapertura di molte attività e dei luoghi di culto. “Subito i settori neo-pentecostali hanno esultato – rivela AgenSir –, mentre l’arcidiocesi di Manaus, da parte sua, sceglie un atteggiamento di prudenza e tutela della vita, posticipando la riapertura al 23 giugno, come precisa una nota dell’arcidiocesi”.