Piombato nell’incubo coronavirus, il Brasile non riesce ad intravedere uno spiraglio di luce alla fine del tunnel della pandemia. Il Paese sudamericano è il secondo più colpito al mondo dopo gli Usa. Con 468.338 casi di contagio confermati e 27.944, lo Stato guidato dal presidente Bolsonaro ha superato anche la Spagna, a dimostrazione di un tributo altissimo pagato finora. La brutta notizia è che il peggio potrebbe essere ancora là da venire: secondo la PAHO, Pan American Health Organization, entro il mese di agosto il numero delle vittime sarà addirittura quintuplicato, superando quota 120mila (basti pensare che negli Stati Uniti al momento le vittime sono poco più di 102mila) con conseguenze devastanti su tutti i fronti: a partire dall’economia, ma anche sul sistema sanitario e funerario già oggi vicinissimi al punto di non ritorno.



CORONAVIRUS BRASILE: 27.944 MORTI, PEGGIO ANCHE DELLA SPAGNA

A subire i contraccolpi più pesanti dell’epidemia di coronavirus in Brasile sono soprattutto le minoranze. Anche Vitória Ramos, funzionario per gli affari umanitari di MSF Brasile, al lavoro al progetto Covid nello stato dell’Amazzonia, ha espresso le sue preoccupazioni in un’intervista a Fanpage: “Questo territorio, che si compone di diversi Stati, è sempre stato caratterizzato da un sistema sanitario fragile, a causa della mancanza di medici e operatori sanitari, in particolare per le aree più remote. Attualmente lo stato più colpito dalla pandemia è quello di Amazonas, con oltre 36mila casi confermati e quasi duemila morti, segnando il più alto tasso di mortalità di tutto il Paese. Mentre c’è una sensazione di diminuzione dei casi a Manaus, la capitale, l’epidemia si sta diffondendo rapidamente anche altrove, nelle zone più interne. Ciò significa che la malattia sta raggiungendo luoghi con strutture sanitarie ancora più povere, mentre i pazienti sono logisticamente impossibilitati a spostarsi verso la Capitale per ricevere cure più avanzate, basti pensare solo a coloro che necessitano di ricovero in terapia intensiva. Ma significa anche che ormai il Coronavirus ha raggiunto anche le popolazioni indigene e altre comunità tradizionali, come coloro che vivono in prossimità dei fiumi, i cosiddetti ribeirinhos. Altri stati, come quello di Roraima, dove pure lavora MSF, stanno iniziando ora sperimentare la drammatica mancanza di capacità di terapia intensiva e di crisi del sistema sanitario”.

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