In Brasile l’epidemia da coronavirus si sta diffondendo in maniera drammatica, e nelle ultime ore, la nazione più grande del Sud America è divenuta la seconda al mondo per numero di infetti, dietro solamente agli Stati Uniti e davanti alla Russia. Come si legge sulla mappa dell’università John Hopkins, i casi sono saliti a quota 330.890 da inizio pandemia, mentre le vittime hanno raggiunto 21.048 unità, dati confermati anche dal Ministero della salute nazionale. I nuovi decessi nelle ultime 24 ore sono stati 1.001, dato leggermente in calo rispetto ai 1.188 della precedente rilevazione, ma comunque ancora drammatici. Lo stato di San Paolo (dove vivono 46 milioni di persone) è quello che fino ad oggi è stato maggiormente interessato dall’epidemia, con 5.773 morti e 76.871 casi, quasi il 30% degli infetti nazionali. A seguire c’è quello di Rio de Janeiro, con 3.657 vittime e con il tasso di mortalità nella città di Rio che ha toccato quota 12.7%, il doppio della media nazionale secondo i dati dell’Istituto statale di geografia e statistica brasiliano (IBGE) e del Ministero della Salute.
CORONAVIRUS BRASILE, OMS “SUDAMERICA NUOVO CENTRO DELL’EPIDEMIA”
L’Organizzazione mondiale della sanità si dice preoccupata per la situazione brasiliana, ed in particolare per i dati relativi alla regione amazzonica, quella situata nel nord del paese, dove gli ospedali sono carenti e non all’altezza delle grandi strutture occidentali. Secondo l’Oms il Sud America starebbe “diventando il nuovo epicentro mondiale della pandemia”, come dichiarato dal direttore del Programma di emergenza, Mike Ryan. “Vediamo molti Paesi sudamericani – ha aggiunto lo stesso funzionario in una conferenza stampa via web – che hanno un numero crescente di casi e c’è una grande preoccupazione in questi paesi, ma il piu’ colpito è il Brasile”. L’Organizzazione ha altresì criticato l’utilizzo di clorochina e idrossiclorochina nella cura dei pazienti covid, spiegando che “Le prove cliniche non supportano l’uso di questo farmaco e non è raccomandato almeno fino a quando non saranno disponibili chiari risultati della sperimentazione clinica”.