RIO DE JANEIRO – Lo si è aspettato come lo tsunami, il coronavirus, vedendo l’onda da lontano. Adesso l’acqua comincia ad alzarsi anche qui in Brasile. A ieri i contagi hanno superato i 2.000 casi, con 46 morti. Come sempre e come dappertutto, sapere non è capire.

Dopo qualche giorno di allarme le prime misure sono state prese un paio di settimane fa, un giovedì. Il fine settimana le spiagge erano piene, e la domenica un milione di persone si sono radunate in piazza a sostenere Bolsonaro, che si è fatto fotografare stringendo mani in mezzo alla folla.



Da allora l’evoluzione è stata veloce, con la sequenza ormai consolidata: scuole chiuse, poi negozi non essenziali, blocchi di aeroporti, limitazioni del traffico.

Sembrerebbe che la diffusione sia minore che in Italia, probabilmente per il caldo. È la speranza di tutti. Secondo la Johns Hopkins University il Brasile ha 20 letti di terapia intensiva ogni 100mila abitanti, meno dei 29 della Germania e dei quasi 35 degli Stati Uniti, ma più dei 12 dell’Italia e degli 11 della Francia. Ma se il virus colpisce come in Italia sarà il collasso del sistema.



Lo ha dichiarato, con trasparenza sorprendente, Luiz Henrique Mandetta, il ministro della Salute, prevedendo il picco in giugno, e una situazione critica fino ad agosto. L’incubo è l’esplosione dell’infezione nelle favelas.

Non tutti sono così preoccupati: se in Argentina i politici stanno dando una prova inaspettata di unità e coesione, il Brasile ha divisioni all’interno del governo stesso. Il 24 marzo Bolsonaro ha parlato in tv chiedendo la riapertura dei negozi e la fine del confinamento di massa, accusando la stampa di seminare il panico. Poche ore prima aveva annunciato iniziative a sostegno delle imprese, revocate poi con un tweet. Anche ieri, come tutta la settimana precedente, alle 8 della sera, molti dei brasiliani chiusi in casa hanno sbattuto le pentole per esprimere rumorosamente il loro dissenso.



Altri, invece di dimostrare, sono passati all’azione. Tutti gli abitanti della Rocinha, la favela più popolosa di Rio de Janeiro, lo scorso sabato hanno ricevuto un Whatsapp. Dalle 8 di sera sarebbe partito il coprifuoco. L’ha mandato il “Commando Rosso”, il gruppo di trafficanti che controlla la favela. “La situazione sta diventando seria e c’è gente che crede sia uno scherzo. Adesso starete in casa, con le buone o le cattive. Chi sarà trovato per strada imparerà il rispetto del prossimo”.

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