Il Coronavirus ha portato in tutto il mondo all’adozione di severe misure restrittive che oltre ad aver ridotto il rischio di contagio hanno portato ad un altro beneficio: una significativa riduzione dell’inquinamento atmosferico tale da portare a 11mila morti in meno in tutta Europa. A riferirlo, come riporta Repubblica.it, è stato il centro di ricerche indipendente Crea (Centre for Research on Energy and Clean Air) di Helsinki che ha di fatto valutato una riduzione importante dell’inquinamento da biossido di azoto del 40% solo in Italia e quello del particolato del 10% (-5% nel nostro Paese). Il lockdown ha inoltre evitato solo in Italia 1500 morti. Stando a quanto emerso dallo studio, si sarebbero registrati rispetto al passato minori livelli di particolato, un calo derivante dalle misure restrittive adottate nel Vecchio Continente. L’impatto sui morti legati all’inquinamento è stato calcolato sulla base degli ultimi modelli di rischio che collegano l’esposizione all’inquinamento atmosferico con i danni sulla salute dell’uomo. Il Crea ha spiegato che i dati dell’impatto sulla salute evidenziano come “indipendentemente dal miglioramento della qualità dell’aria, l’inquinamento atmosferico stia contribuendo al carico sul sistema sanitario al momento dell’epidemia”.
CORONAVIRUS, CALA LO SMOG: ARIA PIÙ PULITA E MENO MORTI
Secondo gli esperti, proprio a causa dell’inquinamento atmosferico molte persone soffrono di condizioni che possono renderle più sensibili alla malattia e pazienti che richiedono un trattamento specifico per patologie ricollegabili allo smog come asma, ictus, diabete. L’analisi eseguita ha tenuto conto di diversi parametri tra cui le condizioni meteo, le emissioni e l’impatto dell’inquinamento sulla salute. Secondo il Crea, i Paesi che dovrebbero evitare il maggior numero di decessi sono Germania (con una proiezione di 2.083 decessi evitati), Regno Unito (1.752), Italia (1.490), Francia (1.230) e Spagna (1.081). Inoltre, il miglioramento della qualità dell’aria stando allo studio potrebbe evitare altre conseguenze: 6.000 nuovi casi di asma nei bambini e 1.900 visite al pronto soccorso per attacchi di asma. Basti pensare che secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente riferibili allo scorso anno, il nostro Paese si colloca al primo posto in Europa per decessi prematuri da biossido di azoto con circa 14.600 vittime all’anno. Da marzo la situazione è cambiata per via del lockdown legato al Coronavirus, come riferito anche dall’Esa.