Su The Lancet è stato pubblicato lo studio condotto dalla Pediatria dell’Ospedale di Bergamo sul presunto legame tra il Coronavirus e la malattia di Kawasaki. Tra il primo marzo e il 20 aprile, al Papa Giovanni XXIII sono arrivati 10 bambini tutti con sintomi simili alla sindrome di Kawasaki (in cinque anni la malattia è stata diagnosticata solo a 19 bambini). L’aumento segnalato è di 30 volte ma è ancora troppo presto per trarre delle conclusioni. Certamente 8 dei 10 bimbi sono risultati positivi al Covid-19 e soprattutto hanno manifestato sintomi più gravi rispetto a quelli diagnosticati negli anni precedenti, come riferisce QuotidianoSanità. “Abbiamo notato un aumento del numero di bambini arrivati al nostro ospedale con una condizione infiammatoria simile alla malattia di Kawasaki nel periodo in cui l’epidemia di SARS-CoV-2 stava prendendo piede nella nostra regione”, ha spiegato Lucio Verdoni, primo autore dello studio che fornirebbe ulteriori prove dell’incidenza del Coronavirus su altre patologie.



Nell’ospedale bergamasco, prima dell’emergenza sanitaria veniva curato un caso di malattia di Kawasaki ogni 3 mesi; tra marzo ed aprile 2020 sono stati trattati 10 bambini, ora aumentati a 20 e nella maggior parte dei casi i sintomi sono stati più gravi (il 60% ha presentato complicanze cardiache rispetto al 10% di quelli trattati prima della pandemia). Inoltre la metà dei piccoli pazienti presentava inediti segni di sindrome da shock tossico e l’80% ha necessitato di un trattamento aggiuntivo con steroidi rispetto al 16% del gruppo storico. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PRESUNTO LEGAME TRA COVID E SINDROME DI KAWASAKI

In un ospedale pediatrico, riporta alexfoderxy.com, un ragazzo di 14 anni è morto per una malattia simile alla sindrome di Kawasaki che sarebbe legata al Coronavirus: spieghiamo subito che la Kawasaki – ne avevamo già parlato riguardo alcuni casi verificatisi a Bergamo – è una malattia che si manifesta in particolar modo nei bambini sotto i 5 anni e i cui sintomi includono febbre alta, eruzioni cutanee, gonfiori e una risposta tossica stile shock. Ora, sembrerebbe che da questo caso si arrivi alla tesi per la quale il Coronavirus possa provocare la Kawasaki; nella realtà dei fatti lo studio è ancora in atto, perché i report medici sul povero ragazzo parlano di una malattia infiammatoria “simile” alla Kawasaki, ovvero non è accertato che si tratti proprio di quella sindrome. Il quattordicenne faceva comunque parte di un gruppo di 8 ragazzi (il più piccolo dei quali ha 4 anni) trattati all’Evelina London Children’s Hospital ad aprile, in un periodo di 10 giorni: lo riporta una ricerca condotta dal team medico e pubblicata sul The Lancet Journal.



IL CORONAVIRUS PROVOCA LA KAWASAKI?

Il ragazzo ha trascorso 6 giorni in terapia intensiva presso l’ospedale; il team ha rivelato che, dopo la morte, il tampone ha dato risposta positiva al Coronavirus. Da qui il possibile legame con la sindrome di Kawasaki, o con una patologia molto simile; nella struttura sono stati ricoverati circa 50 bambini con gli stessi sintomi e, come detto dal direttore sanitario Sara Hanna, la metà di loro è già stata dimessa. I bambini con questa sindrome dovranno presumibilmente rimanere in ospedale per un lungo periodo, anche oltre le tre settimane, ha aggiunto la Hanna; “la maggioranza di loro non si trova al livello più alto della terapia intensiva”. Il direttore sanitario ha poi proseguito dicendo che la situazione in questo momento è migliorata, ma in precedenza erano stati ricoverati bambini le cui condizioni di salute erano decisamente peggiori. In più, due dei ragazzini in osservazione nel gruppo di cui sopra erano obesi: tra questi, anche il quattordicenne morto. Il mese scorso Matt Hancock, segretario del British Health, aveva riferito come gli esperti stessero investigando questa nuova sindrome nei bambini con “gravi urgenze”, sottolineando comunque che si tratta di una cosa rara.