Due casi di straordinaria eccellenza che, come già altre volte in passato, pongono l’Italia tra i primissimi paesi al mondo per importanza delle scoperte scientifiche, delle diagnosi, delle cure. Se allo Spallanzani di Roma, dove sono state ricoverate le prime due persone contagiate in Italia alle quali adesso se ne sarebbe aggiunta una terza, è stato isolato il coronavirus su cellula, una scoperta che può aiutare a tentar di mettere a punto una terapia più efficace, al Campus Biomedico di Roma il team di ricerca dell’Università di Roma guidato dal professor Massimo Ciccozzi (formato da Domenico Benvenuto, Silvia Angeletti e Marta Giovanetti) è giunto a un altro risultato importantissimo: individuare la mutazione della proteina del virus che ha permesso il passaggio dall’animale, in questo caso un pipistrello, all’uomo.
“Noi studiamo il genoma virale – spiega Ciccozzi -, una sorta di manuale di istruzioni del virus. L’abbiamo preso e abbiamo cercato di capirlo per vedere cosa facesse e abbiamo individuato la mutazione di una proteina che ha permesso al coronavirus di passare dal pipistrello all’uomo. Con le nostre tecniche di epidemiologia molecolare siamo riusciti a stabilire in maniera inequivocabile che il passaggio dal pipistrello all’uomo è avvenuto circa 15-20 giorni prima dell’isolamento del primo caso. E da lì si è innescata l’epidemia”. Ora il lavoro del suo team di ricerca continua, per arrivare alla realizzazione di un vaccino, anche se, osserva Ciccozzi, “ci vorranno almeno un anno mezzo o due”.
Può spiegare, più nel dettaglio, il lavoro che avete svolto e la sua importanza?
Per i nostri studi abbiamo usato il Rna, il genoma virale, il genoma prodotto in prima battuta dai cinesi quando hanno cominciato a trovarsi davanti al diffondersi dei casi. E in questo caso specifico il passaggio è avvenuto da pipistrello a uomo: è questo, in maniera inequivocabile, al 100%, ciò che ha dato il via all’epidemia.
Quindi si può dire che, a differenza di quanto riportato da molto organi di stampa, il virus non è stato trasmesso tramite il cibo? I cinesi non mangiano i pipistrelli?
Assolutamente no, non si tratta di mangiare o meno i pipistrelli. C’è indubbiamente un problema di scarsa attenzione all’igiene in Cina, dove gli animali vengono spesso macellati a mani nude e può anche capitare di uccidere così i pipistrelli, sporcandosi con il sangue dell’animale. Ma il problema del coronavirus è che muta in continuazione: era magari da dieci anni che il virus del pipistrello, perché si tratta di un virus specifico di questo animale, cercava di trovare il modo di contagiare l’uomo, finché ci è riuscito. Se questo virus non avesse subìto mutazioni, non sarebbe successo nulla. La mutazione è stata deleteria per noi.
In che modo avete scoperto la mutazione?
Uno dei nostri studenti, Domenico Benvenuto, ha condotto delle analisi e ha scoperto una mutazione in una particolare proteina che ha causato il passaggio dal pipistrello all’uomo. E una volta entrata, ha innescato l’epidemia.
Questo significa che in futuro potranno verificarsi altre mutazioni al momento imprevedibili?
Il coronavirus è una famiglia che contiene innumerevoli specie, per esempio del virus del cane o quello trasmesso dai cammelli, che anni fa causò molti decessi, ma tutte conosciute. Anche quella del pipistrello era conosciuta.
Quanto è importante la scoperta fatta allo Spallanzani?
Essendo lì ricoverate due persone infette, allo Spallanzani hanno realizzato una scoperta grandiosa: hanno isolato il virus. Bisogna saperlo fare, mettendo a disposizione le strutture adatte. L’isolamento è importantissimo per la terapia e per i test diagnostici. L’isolamento del virus è un passo importantissimo.
A questo punto sarà possibile che voi o loro arriviate al vaccino?
Noi non lavoriamo sul vaccino, lavoriamo sull’origine e l’evoluzione del virus. Certo, se troviamo un tratto in cui le mutazioni non sono avvenute, possiamo usarlo come vaccino. Allo Spallanzani, invece, si lavora sugli effetti diagnostici e sulle terapie per guarire, anche perché trovare un vaccino significa dover impiegare un anno e mezzo o due. Al momento l’importante è concentrarsi sulle terapie di cura.
E’ vero che si è fatto dell’allarmismo esagerato su questo virus?
Purtroppo sì. Se si consulta il sito della John Hopkins University, si scopre per esempio che due notti fa i morti erano 362 e 486 le persone guarite su 17.190 infetti. Sars ed Ebola sono stati molto più letali.
(Paolo Vites)