In attesa di scoprire le ultime indicazioni del governo in materia di contenimento del coronavirus e delle misure di lockdown, ecco che chi chiede a gran voce che possano riprendere almeno gli allenamenti, è il ct della nazionale italiana di Ciclismo Davide Cassani, che già nei giorni scorsi si era lasciato andare a un duro sfogo (“il guinzaglio sta diventando troppo stretto al collo”) contro le misure imposte per limitare la pandemia. Difendendo il mondo del ciclismo e i suoi protagonisti, Cassani, intercettato dall’ANSA si è detto impaziente e favorevole alla probabile prossima misura contenuta nel DPCM che dovrebbe dare il via alla ripresa degli allenamenti individuali: “E’ un passo che mi trova completamente d’accordo. La situazione sembra in miglioramento, gli ospedali sono meno saturi”.



E i ciclisti sono pronti di ricominciare a popolare le strade: “Noi ciclisti saremo responsabili: siamo stati tra i primi a fermarci e alla ripresa seguiremo le regole, d’altronde siamo abituati ad allenarci da soli. Avremo sempre la mascherina in tasca da usare se ci fermeremo e manterremo una distanza di 20 o 30 metri dagli altri” le assicurazioni del tecnico della nazionale azzurra di ciclismo. E di certo si può dire che, rispetto al calcio o altri sport di contatto, il ciclismo in questo complicato contesto è favorito, almeno per la ripresa degli allenamenti. E’ però discorso diverso per quanto riguarda la programmazione di eventi, resa al momento impossibile date le misure di distanziamento sociale. Perchè gli appassionati possano tornare a esultare con i propri beniamini a qualche grande giro ci vorrà ancora del tempo.



CORONAVIRUS CICILISMO: I TIMORI PER IL FUTURO

Ma nel lungo intervento chiaramente Davide Cassani non si ferma al tema della ripresa degli allenamenti, sia pure solo in forma individuale. Quale esperto conoscitore di questo mondo, il ct della nazionale azzurra, pure non può non esprimere la sua preoccupazione per cui, per colpa della crisi da coronavirus, molte piccole società, attive soprattutto nel mondo giovanile possano sparire: “Il nostro è uno sport di talento, non di tecnica e non sono preoccupato di perdere una generazione di potenziali campioni”. “Spero solo che le tante società che vivono di sponsor e volontari e per cui riusciamo ad avere un alto numero di tesserati non debbano chiudere i battenti. Sarebbe un disastro per il ciclismo” le ultime parole del nostro commissario tecnico.

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