Un nuovo focolaio di coronavirus spaventa la Cina, e di conseguenza il mondo intero. Questa volta è la capitale Pechino il centro della nuova epidemia, ma è di nuovo un mercato alimentare, così come accaduto a Wuhan, il luogo in cui il contagio si è diffuso a macchia d’olio. Un’evoluzione a dir poco preoccupante quella verificatasi a Pechino: dopo 55 giorni a zero contagi “autoctoni”, giovedì le autorità hanno infatti annunciato un caso, il primo di trasmissione “locale” (cioè non importata dall’estero). Il giorno dopo i casi sono diventati sei, tutti legati al mercato di Xinfadi, tra le strutture all’ingrosso più grandi di Pechino, situata nel quartiere sud di Fengtai ad una quindicina di chilometri da Piazza Tiananmen. Oggi, dopo che circa 500 membri del personale sono stati sottoposti al tampone, sono emersi altri 45 casi, sebbene asintomatici.
CORONAVIRUS CINA, NUOVO FOCOLAIO A PECHINO
Proprio Pechino, la città che il governo aveva tentato in tutti i modi di salvaguardare, rischia dunque di diventare il nuovo occhio del ciclone dell’epidemia di coronavirus. Le autorità sono disposte a tutto per evitarlo: una seconda ondata, a maggior ragione se originata nella Capitale, rappresenterebbe per la Cina un durissimo colpo all’immagine del Paese. Senza contare le conseguenze in termini di ricadute economiche che una nuova maxi-chiusura sul modello Wuhan potrebbe comportare. Come riporta La Repubblica, alle 2 del mattino di sabato il mercato di Xinfadi è stato chiuso: le stesse misure sono state riservate agli asili e alle scuole nei dintorni, mentre una decina di comunità residenziali che circondano il mercato alimentare sono state isolate. Le autorità hanno annunciato che il quartiere è entrato in “modalità bellica”: circa 10mila persone che hanno legami con il mercato saranno sottoposte a tampone. Il mercato di Xinfadi è il principale ingrosso di Pechino di frutta e verdura, ma ha anche una sezione dedicata a carni e pesci. Per questo nuovo focolaio le autorità della Repubblica Popolare non hanno ancora fornito spiegazioni: è noto soltanto che due dei primi casi positivi lavorano in un vicino centro di ricerca sulle carni e che avevano visitato la struttura. Alcune tracce del virus sono state trovate su un banco per il taglio del salmone, così oggi i supermercati della capitale hanno eliminato tutto il pesce che avevano sugli scaffali.