L’epidemia da coronavirus rischia di mettere seriamente in ginocchio le economie dei paesi. E’ questo l’allarme lanciato dalla Banca Mondiale, secondo cui la Cina, una delle superpotenze del globo, potrebbe letteralmente fermarsi a causa dell’emergenza covid-19. A rischio, secondo il parere degli esperti, come riferiscono l’Ansa e La Stampa, ben 11 milioni di persone nel solo sud-est asiatico, con un rallentamento dell’espansione della Cina, nel migliore dei casi, al 2.3% (nel 2019 la crescita era stata del 6.1%). Nonostante queste previsioni funeste, l’economia della Cina sembra comunque in ripresa. L’indice Pm manifatturiero, infatti, ha fatto segnare 52 punti, contro i 35.7 (il minimo storico), del periodo gennaio-febbraio. Un dato, quello di cui sopra, che è andato ben oltre le previsioni degli analisti, che avevano invece ipotizzato un 45. In caso di numeri superiori al 50, come appunto avvenuto, il settore viene considerato in espansione, mentre sotto i 50 si parla di contrazione.



CORONAVIRUS, LA CINA POTREBBE FERMARSI SECONDO LA BANDA MONDIALE: 220 MILIARDI DI REDDITI A RISCHIO

Stando ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica, quella di marzo è considerata l’accelerata più ampia dal settembre del 2017, tenendo conto anche del 52.3 del Pmi non manifatturiero, dopo il minimo storico di 29.6 dei due mesi precedenti. Ma come riferisce La Stampa, e come anticipato in apertura “La notizia sull’attività delle industrie cinesi non è stata però sufficiente a spingere gli acquisti sulle Borse della regione”. La pandemia di coronavirus rischia infatti di devastare l’economia di paesi resi ancora più poveri dalla crisi sanitaria, come comunicato anche dal Programma di sviluppo dell’Onu (Undp) in un rapporto ripreso da Al Jazeera. C’è il rischio che ci vogliano molti anni prima di una ripresa, con le perdite di reddito nelle nazioni più povere che toccheranno i 220 miliardi di dollari. «Per vaste aree del globo, la pandemia lascerà cicatrici profonde», le parole di Achim Steiner, l’amministratore dell’Undp «Senza il sostegno della comunità internazionale – ha aggiunto – rischiamo una massiccia inversione dei profitti ottenuti negli ultimi due decenni e un’intera generazione persa». La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno invocato una riduzione del debito dei paesi in via di sviluppo.

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