Come è “nato” il Coronavirus? Gli scienziati non hanno mai smesso di indagare sulle origini dell’epidemia, nonostante l’emergenza legata alla diffusione dell’epidemia abbia spostato l’attenzione su altri temi. Una risposta a quell’interrogativo arriva da una ricerca italiana. L’ha realizzata il team dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, guidato dal professor Massimo Ciccozzi. I ricercatori hanno ricostruito la mutazione genetica che ha permesso al nuovo Coronavirus di svilupparsi in Cina e infettare anche l’uomo. Non è stato dunque il pangolino, piccolo mammifero indicato in precedenza come indiziato numero uno, ma il pipistrello, senza altri “ospiti” intermedi. Tutto è nato nei “wet market” di Wuhan, i mercati umidi dove si vendono animali vivi: il virus è passato attraverso il sangue e sarebbe andato in circolo dopo la macellazione degli animali vivi. «In certi luoghi non c’è la corrente elettrica, non ci sono frigoriferi. Per questo gli animali devono essere venduti vivi. E poi vengono macellati», spiega Ciccozzi ai microfoni dell’AdnKronos.
CORONAVIRUS, COM’È NATO: ITALIA SVELA MUTAZIONE CHIAVE
In questi “mercati umidi” cinesi le mani si imbrattano di sangue. La tesi dei ricercatori italiani è che proprio tramite esso il Coronavirus sia entrato in circolo nell’uomo. Quindi il virus ha riconosciuto le cellule col recettore, come una serratura, è entrato e poi ha innescato l’epidemia. La trasmissione del virus è avvenuta, dunque, prima dall’animale all’uomo attraverso le mani, poi tra gli uomini per via respiratoria, tramite fluidi, colpi di tosse e starnuti, proprio come accade per una semplice influenza. La mutazione del “salto di specie”, la fase in cui il nuovo Coronavirus è passato dall’animale all’uomo, è avvenuta sulle cosiddette “spike” o spicole, che sono strutture proteiche sulla superficie del patogeno che permettono la penetrazione nelle cellule. E sarebbe avvenuta prima di Natale secondo gli scienziati italiani. Si tratta di una ricerca preziosa perché contribuirà a comprendere l’evoluzione dell’epidemia, quindi è importante anche in chiave vaccini. Ma il professor Massimo Ciccozzi a tal proposito avverte all’AdnKronos: «Questo virus muta in continuazione. Paragono il coronavirus alla Sars. Non possiamo paragonarlo a un virus influenzale. Il coronavirus fa una mutazione ogni mille basi nucleoditiche. Quello della Sars del 2002- 2003 ne faceva una ogni 10 mila. Quindi è molto veloce».